Volontariato

Malta, profughi eritrei reclusi nelle caserme

Lo denuncia Dionysius Montoff, cappuccino, direttore del Laboratorio di pace di Hal-Far a Malta

di Emanuela Citterio

?È una vergogna che riguarda non solo Malta, ma tutta l?Unione Europea, perché a queste persone non viene riconosciuto nessun diritto, a cominciare dal diritto alla vita”. I profughi eritrei sbarcati in questi tre anni a Malta vivono reclusi, e non appena possibile rispediti in Patria dove con molta probabilità verranno giustiziati come disertori. Lo denuncia padre Dionysius Montoff, cappuccino, direttore del Laboratorio di pace di Hal-Far, a Malta. ?Negli ultimi tre ani ? dice padre Dionysius in un’intervista rilasciata a Mondo e Missione ? sono sbarcati sull?isola circa 900 clandestini, molti dei quali provenienti dall?Eritrea. Il governo li tratta peggio dei criminali. All?inizio era stato allestito un campo davvero invivibile. Ora sono stati trasferiti in una caserma, ma di fatto vivono in reclusione?. Essendo terminata la guerra con l?Etiopia non hanno diritto allo status di rifugiati, ma non possono nemmeno tornare nel loro Paese perché restano molti problemi irrisolti e qualsiasi tipo di opposizione viene violentemente repressa. ?Su 372 presenti nell?isola ? denuncia il cappuccino ? 223 sono stati ricondotti in Patria. Di loro non abbiamo più alcuna notizia e temiamo il peggio”. Molti degli eritrei che si sono rifugiati a Malta infatti sono ex militari. Durante la guerra, quando l?Etiopia ha sfondato le linee eritrei, sono dovuti ripiegare in Sudan, dove hanno deposto le armi. Per questo sono considerati disertori e in patria rischiano di essere giustiziati. L?operazione di deportazione sarebbe stata effettuato con assoluta segretezza e, una volta arrivati in Eritrea, gli esuli sarebbero stati presi in consegna dai servizi di sicurezza e portati direttamente ad Adi Abeto, un campo di concentramento vicino alla capitale L?Asmara, in attesa di essere processati. Le ricerche condotte circa la loro sorte non hanno sinora dato risultati. “Stiamo girando tutta l?Europa per trovare un appiglio legale” dice padre Dyonisius “una sentenza che dica che questa gente ha dei diritti umani che vanno rispettati in quanto persone prima ancora che immigrati, clandestini o profughi?.


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