Volontariato

La dieta mediterranea patrimonio dell’umanità Unesco?

La proposta del governo spagnolo appoggiata dalla Commissione europea

di Redazione

Come la laguna di Venezia, i trulli di Alberobello, il Machu Picchu, Notre Dame, la Statua della Libertà o la grande barriera corallina, anche la dieta mediterranea sta per entrare nella lista del patrimonio dell?umanità all?Unesco, per il valore storico che ha assunto questo modello alimentare negli stili di vita e per i benefici per la salute dimostrati scientificamente. Lo rende noto la Coldiretti nel riferire con soddisfazione dell?iniziativa del Governo spagnolo ufficializzata alla Commissione europea che ha appoggiato pienamente la proposta.

L?iniziativa del Governo Zapatero – sottolinea la Coldiretti – ha un valore straordinario per l?Italia che è il Paese simbolo di questo tipo di cucina e dove più radicata è la cultura alimentare fondata sui principi della dieta mediterranea con primati raggiunti nelle principali produzioni base come la frutta, verdura e pasta e il posto d?onore nella UE per vino e olio di oliva, dietro rispettivamente alla Francia e alla Spagna. La dieta mediterranea è infatti basata sul consumo di alimenti ricchi di fibre (cereali, legumi, frutta e verdura), di olio d’oliva e di pesce ed è unanimemente riconosciuta come dieta sana e nutriente, utile per contrastare l’invecchiamento cellulare e le malattie cardiovascolari.

Pane, pasta, frutta, verdura, extravergine e il tradizionale bicchiere di vino consumati a tavola in pasti regolari hanno consentito agli italiani – sottolinea la Coldiretti – di conquistare il record della longevità con una vita media di 77,2 anni per gli uomini e di 82,8 anni per le donne, nettamente superiore alla media europea. Ma non solo. In un?Europa dove l?obesità rischia di diventare una malattia sociale, gli italiani si aggiudicano – prosegue la Coldiretti – il primato dei meno grassi, con la migliore forma fisica tra tutti i cittadini europei grazie proprio a una alimentazione fondata sulla dieta mediterranea che ha garantito il miglior rapporto tra peso e altezza, calcolato in base a un indice di massa corporea comunitario. L?italiano con una altezza di 1,681 metri è inferiore di soli un paio di centimetri alla media europea di 1,699, ma ha un peso di 68,7 chili nettamente inferiore alla media comunitaria di 72,2 chili che garantisce il primato nell?indice di massa corporea (peso/altezza) con 0,408 rispetto a 0,425, secondo l?ultima indagine Eurobarometro sulla salute e l?alimentazione della Commissione Europea.

Se il rispetto dei principi della dieta mediterranea ha salvato gli adulti, problemi sono stati rilevati per le nuove generazioni tanto che i casi di obesità o sovrappeso riguardano il 36 per cento dei ragazzi attorno ai dieci anni, il valore più alto dell?Unione Europea dove si stima che – precisa la Coldiretti – 400mila ragazzi perdano ogni anno la forma fisica con oltre 14 milioni di giovani considerati soprappeso (dei quali tre milioni obesi). Far entrare la dieta mediterranea nella lista del patrimonio culturale e immateriale dell?umanità all?UNESCO rappresenta dunque anche una opportunità per una sua divulgazione più vasta a vantaggio della salute di tutti i cittadini.

Una opportunità che va accolta difendendo l?identità e le caratteristiche tradizionali dei prodotti base della dieta mediterranea. Per questo – sostiene la Coldiretti – occorre rendere obbligatoria l?indicazione dell?origine dei prodotti in etichetta e fermare in Italia il disegno di ottenere ulivi, vite, pomodoro, melanzana, fragola, ciliegio, agrumi e kiwi geneticamente modificati (OGM) che peraltro causerebbe danni economici e di immagine irrimediabili al Made in Italy.

La dieta mediterranea è una parte del patrimonio culturale, storico, sociale, territoriale e ambientale nazionale da molti secoli ed è strettamente legata allo stile di vita dei popoli mediterranei nel corso di tutta la loro storia. I prodotti caratteristici della dieta mediterranea coincidono – conclude la Coldiretti – con i prodotti Made in Italy più emblematici ed il loro peso economico all?interno della produzione agroalimentare nazionale è estremamente elevato.


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