Cultura

Ora ci prova il rap a fare la pace

Un gruppo che ha sfondato nell’immaginario dei giovani nei Territori occupati. Sfidano violenza e droga. Il 20 sono a Firenze...

di Gianluca Iazzolino

Tamer è tranquillo. Dopo giorni di silenzio, ha ritrovato Mohammed su Messanger. «Mohammed Al Farrah, Dynamic Rapper. Il primo rapper di Gaza, il migliore», dice. Erano i giorni di Gaza in fiamme, lacerata dagli scontri tra i sostenitori di Hamas e quelli di Fatah, i palestinesi sono allo sbando. Mohammed se ne era rimasto per dieci giorni blindato nella sua casa di Gaza City. Ha perso degli amici negli scontri. Lui e Tamer si sono incontrati online per anni, nello stesso spazio virtuale ma dai due lati dello stesso confine. Entrambi palestinesi ma l?uno, Tamer, con carta d?identità israeliana, l?altro, Mohammed, dalla terra di nessuno di Gaza. Entrambi scambiandosi rime come proiettili. Oggi i palestinesi si scambiano proiettili veri. «Questo conflitto è una guerra tra bande, più che uno scontro politico», dice Tamer. Roba da ghetto. E il rap, ovunque, è la colonna sonora dei ghetti.

Tamer e i Dam, il più famoso gruppo hip hop palestinese, sono stati i primi a mostrare un volto inedito dell?Intifada, combattuta non con kalashnikov o pietre ma con rime e basi. «Siamo la voce degli arabi israeliani, stranieri nel nostro stesso Paese», dice Tamer, il leader, citando il titolo di uno dei loro pezzi più famosi, A Stranger in My Own Land. «La polizia ci tiene d?occhio. Il rap è il linguaggio della nostra frustrazione».

I Dam cantano le aspirazioni palestinesi, la condizione degli arabi israeliani. «Una condizione», dice Suhell, fratello di Tamer, «che sta tutta scritta in queste stelle sulla mia carta d?identità». La mostra: indica la fila di asterischi che identificano gli arabi. «Molti israeliani non sanno queste cose, anche se viviamo in mezzo a loro». Per questo si rivolgono ai giovani che affollano i club alternativi di Tel Aviv, cantando in arabo, in inglese e in ebraico, spesso affiancati da artisti israeliani.

Mescolando rap e sonorità tradizionali arabe, raccontano la realtà di Lod, l?antica Lydda dei romani, crocevia di commerci; oggi questo sobborgo di Tel Aviv è il primo mercato di stupefacenti del Medio Oriente. Palazzoni decrepiti, campetti di calcio abbandonati, sinagoghe, moschee e chiese. La maggioranza degli abitanti è araba, ma nel corso degli anni 90 è cresciuta la comunità degli immigrati russi. «La mafia russa fa ottimi affari con quella araba», dice Tamer.

«All?inizio cantavamo i nostri rapporti con le ragazze, i nostri amici. Poi, nel 2000, è scoppiata la seconda Intifada. è cambiata la nostra città e anche la nostra musica». I media diventano saturi di immagini di autobus esplosi. Gli arabi israeliani sono sempre più il nemico interno. Molti perdono il lavoro. Lod sprofonda nel degrado. «Negli ultimi dieci anni c?è stata un?impennata nel consumo di droga, soprattutto eroina», spiega Tamer. «Il consumo di droga è sempre legato alla miseria. E dall?inizio della seconda Intifada, anche qui a Lod la miseria è cresciuta». Stop selling drugs – Basta vendere droghe – è il titolo del primo album, rivolto soprattutto alle gang criminali arabe che fanno affari d?oro tra le fasce più povere della popolazione israeliana. Qui a Lod la fanno da padroni. Ma c?è una società civile che muove i primi passi. Con le loro tournée clandestine in Cisgiordania, attraverso strade secondarie, i Dam sono diventati punti di riferimento per tanti giovani arabi; la loro icona è un?alternativa a quella dei martiri che tappezzano le città palestinesi. E ora sono pronti a sbarcare all?estero e venerdì 20 luglio si esibiranno a Firenze all?Italian Wave. «Davanti al nostro popolo, non ci stancheremo mai di ripetere di stare uniti», dice Tamer. Ma, al momento, anche lui stenta a vedere una via d?uscita vicina.

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Cara lettrice, caro lettore: il 25 e 26 ottobre alla Fabbrica del Vapore di Milano, VITA festeggerà i suoi primi 30 anni con il titolo “E noi come vivremo?”. Un evento aperto a tutti, non per celebrare l’anniversario, ma per tracciare insieme a voi e ai tanti amici che parteciperanno nuovi futuri possibili.