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Ma la notte si/ Quella volta che sono andato a ballare

«Mia moglie era a casa in attesa del nostro primo figlio. Sono durato 10 minuti, ma è stata un’esperienza molto buffa»...

di Redazione

Ernesto Olivero, fondatore del Sermig, qual è l?aspetto che più le piace della notte?
Ernesto Olivero: Il silenzio, perché è il momento più bello della mia vita. Pensare, specchiarmi, rigustare quello che ho fatto durante il giorno. Un?opportunità straordinaria.

Vita: Cosa, invece proprio non sopporta?
Olivero: La notte è il tempo del tradimento. Generalmente si fa quello che non si ha il coraggio di fare alla luce del sole. Per i ragazzi poi è diventato il momento in cui dimostrare che esistono davvero. E invece occorrerebbe che anche di notte vivessero con gli occhi aperti. Come se fosse giorno.

Vita: Ieri a che ora ha spento la luce?
Olivero: All?una, ma ho un arretrato di 10 anni.

Vita: Come le piace trascorrere la notte?
Olivero: Incontrando le persone, conoscendo le loro storie.

Vita: Come dorme, il suo è un sonno pesante o leggero?
Olivero: Né pesante né leggero. L?aggettivo giusto è interrotto. I ragazzi mi chiamano a tutte le ore. Non ho mai negato il mio numero di cellulare a nessuno. È uno strumento che trovo utilissimo, soprattutto la notte.

Vita: Mai stato in discoteca?
Olivero: Mai. Anzi a dire la verità una volta ci sono andato. Ma solo per dieci minuti. Facevo ancora l?impiegato di banca e un mio collega mi aveva invitato alla sua festa di compleanno. Non ci volevo andare, ma poi ho ceduto. Non perché sia un luogo di peccato, ma perché avevo mia moglie a casa in attesa del nostro primo figlio. Era buio pesto. Me ne sono andato quasi subito. È stata una serata molto buffa.

Vita: La notte indimenticabile?
Olivero: A Bagdad, durante la prima guerra del Golfo. I proiettili si mischiavano alla sabbia del deserto. Una tempesta impressionante, con uomini e donne che, incapaci di parlare, si sparavano all?impazzata gli uni contro gli altri.

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