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Social Forum: lettura antropologica di Firenze

Marco Revelli che affiderà il suo diario delle giornate fiorentina a Vita magazine ci anticipa i nodi centrali della sua lettura del Forum Sociale Europeo

di Riccardo Bonacina

“In cinquecentomila, forse più, a Firenze è emersa per una volta ancora un pezzo importante di società che vive fuori dal circuito mediatico, che se ne infischia della protervia macabra di editorialisti, dell?impotente bla bla dei politici, del potere della gerontocrazia?. Marco Revelli, scienziato della politica, scrittore dei movimenti sociali, era lì per tutte le giornate del Forum Sociale Europeo, in platea, non sui palcoscenici. Come a Genova, a Porto Alegre, lì per condividere, osservare, raccontare. Il suo diario sarà pubblicato sul prossimo numero di Vita magazine, ma intanto scambiamo qualche battuta, qualche riflessione.
“Come non rimanere colpiti da migliaia e migliaia di giovani e tra loro, una folla infinita di ragazze, antropologicamente belli, belle. Non molto dissimili dai più noti ?Papaboys?. Giovani, curiosi, sensibili, attenti, creativi. Ma da dove vengono, ti chiedi. Da dove? Significa che ci sono famiglie, scuole, associazioni in cui si educa, in cui ancora si introduce alla vita. Chiunque sia stato a Firenze (perché altrimenti dai media è davvero difficile farsi un?idea) non può che essere stato stupito da quella folla plurale che tracima ogni sigla, ogni riferimento più o meno noto.”

Vita: Come non sottolineare il corale no alla guerra?
Marco Revelli: Certo, ma questo è l?unico messaggio che persino i media non hanno potuto ignorare. Ciò che mi sembra ancor più importante, o meglio che dà ancor più forza al ?no alla guerra?, è il fatto che le giornate di Firenze sono state in toto una vera esperienza di pace. Si è espresso un amore alla pace che ha pervaso i comportamenti, nella capacità di dialogare, di non prevaricare, di sfilare, di ascoltarsi, di confrontarsi, sino alla cura della città.

Vita: Guardando il futuro, Firenze cosa lascia?
Marco Revelli: Credo che il dato più evidente è che questo movimento si è conquistato definitivamente il diritto di parola, il diritto e il dovere di parlare alla maggioranza del Paese. Si è conquistato un credito nei comportamenti che si potrà spendere anche sul piano propositivo e non più solo nella protesta.

Sul numero di Vita in edicola da sabato un inserto speciale sul Social Forum europeo

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