Formazione

Eutanasia, l’hanno praticata lo 0,7% dei medici

Presentata oggi la ricerca Itaeld

di Sara De Carli

Meno dell’1% dei medici italiani ammette di aver praticato l’eutanasia o il suicidio assistito. Il dato è stato presentato a Udine, dove è in corso il convegno ”Etica di fine vita” organizzato dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo). E’ stata presentata qui un’attesa indagine sull’assistenza di fine vita, Itaeld, condotta nei primi mesi del 2007 attraverso un questionario con 54 domande sul rapporto tra etica e cure palliative di fine vita, inviato a 8.950 medici dipendenti del Servizio sanitario nazionale e a 5.710 medici di famiglia, tra 30 e 65 anni d’età. I medici lavorano per il 30,8% del nord, il 22,1% del centro e il 47,1% del sud Italia. Al questionario hanno risposto, per il momento, 2.674 medici pari al 18,2% del campione.

Il 72% dei medici dichiara che le proprie convinzioni religiose o filosofiche siano importanti o molto importanti nel proprio comportamento professionale in merito alle decisioni sul fine vita. Il 25% dei pazienti ha ricevuto morfina o un suo derivato almeno una settimana prima del decesso, e il 48% in qualche momento prijma del decesso. Impressionante la differenza tra nord e sud a livello di terapia del dolore: se al nord il 62% dei pazienti ha rcevuto morfina prima del decesso e il 34% una settimana prima, al sud le percentuali si dimezzano in entrambi i casi: il 37% e il 19%. Il 18% dei pazienti è stato sedato profondamente o mantenuto in coma prima del decesso, e il 76% ha ricevuto nutrizione o idratazione artificale. “Siamo ? ha dichiarato Amedeo Bianco, presidente della FNOMCeO, commentando questi dati ? ancora lontano da standard ottimali, tanto che il 68 per cento ritiene che le cure palliative siano la risposta più efficace alla domanda di morte?.

Alla domanda sull’eutanasia e sul suicidio assistito (”Il decesso e’ stata conseguenza dell’uso di un farmaco prescritto, fornito o somministrato con l’intenzione precisa di anticipare la fine della vita?”) i medici hanno risposto positivamente solo nello 0,7% dei casi. In Gran Bretagna l’ha ammesso lo 0.5%. La percentuale – sottolinea la Fnomceo – e’ da considerarsi occasionale e statisticamente non indicativa ne’ di una situazione che sta cambiando dai primi anni 2000 ne’ di pratiche clandestine in atto. Si registra invece, rispetto alla precendete rilevazione Eureld del 2003, un aumento del ”non trattamento”, ovvero la sospensione della cure: il 19% dei medici ha dichiarato di aver deciso di non attuare un trattamento o di interromperlo, contro il 6% di rilevazioni precedenti. Il dato della Gran Bretagna però su questo è del 30%.

I medici parlano con i pazienti di inguaribilità della malattia e di aspettativa di vita solo nel 19% e 18% dei casi, ma contraddittoriamente il 48% di loro ritiene che ogni persona dovrebbe avere il diritto di decidere di anticipare la fine della propria vita. Il 68% dei medici ritiene che le cure palliative di alta qualità potrebbero prevenire quasi tutte le richieste di eutanasia e di suicidio assistito. Il 64% è d’accordo con l’affermazione che i medici dovrebbero soddisfare la richiesta di un paziente di non attuare o interromepere i trattamenti di sostegno vitale e il 55% che le dichiarazioni anticipate di trattamento di un paziente incapace andrebbero sempre rispettate, anche se ciò potrebbe anticiapre la fine della vita del paziente. Il 64% infine è nconvinto che ad ogni eprsona dovrebbe essere consentito nominare un’altra persona legalmente autorizzata a decidere del fine vita al suo posto.


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