Welfare
Caso Glivec: non è una guerra ai brevetti ma tutela della salute dei più poveri
La presidente di Msf replica a un articolo di Vita, di Raffaella Ravinetto
di Redazione
L?articolo di Paolo d?Anselmi pubblicato sul numero 24 di Vita («Novartis. Riflessioni in margine al caso Glivec») ha sollevato la reazione da parte di Msf. La presidente della sezione italiana dell?ong, Raffaella Ravinetto, ci ha fatto avere questa replica che volentieri pubblichiamo, insieme alla risposta dello stesso autore dell?articolo.
Médecins sans frontières (Msf) ha promosso una petizione perché Novartis rinunci alla causa intentata contro il governo indiano. Vorremmo qui chiarire alcuni punti, utili per una completa comprensione di quanto è in gioco. L?India non ha trasgredito le indicazioni del Wto, l?Organizzazione mondiale del commercio: gli accordi Trips chiedevano ai Paesi in via di sviluppo di recepire le norme sulla brevettabilità dei farmaci entro il 2005, e l?India ha promulgato il Patent Act (la legge sui brevetti) come previsto, nel 2005.
Una reale innovatività
Quanto alla multinazionale svizzera Novartis, essa da un lato fa appello contro la specifica decisione indiana di non concedere il brevetto al farmaco Glivec, decisione basata sul fatto che non sarebbe realmente innovativo (si tratta di un sale dell?Imatinib, molecola già brevettata negli Stati Uniti ed in Europa nel 1993). Dall?altro, essa accusa il Patent Act indiano di non rispettare le norme Wto: in gioco è un?intera sezione della legge indiana, che esige come criterio di brevettabilità una reale innovatività, cioè un miglioramento sostanziale dell?efficacia, rispetto a un farmaco preesistente.
Il monopolio concesso dal brevetto premia, attraverso la sospensione temporanea del principio di libera concorrenza, un investimento in ricerca. Ma l?entità dell?investimento che conduce ad un farmaco nuovo ed innovativo, è di molto superiore rispetto all?investimento necessario per modificare un farmaco già noto (?incremental innovation?); premiandoli nella stessa misura, si rischia di disincentivare quella ricerca che osa investire e rischiare su progetti innovativi. Inoltre, nel settore farmaceutico, l?incentivo brevettuale non funziona in modo globale: come confermato dal rapporto della Commissione dell?Oms su Proprietà intellettuale, innovazione e salute pubblica, la ricerca raramente reinveste nelle patologie che interessano i Paesi poveri di risorse. Per questo, molti si chiedono se sia corretto caricare il costo dell?incentivo alla ricerca anche su quei pazienti per i quali la ricerca attualmente non investe.
Il Wto, infine, incoraggia gli Stati ad utilizzare salvaguardie che permettano la produzione di farmaci generici per fronteggiare situazioni di emergenza sanitaria acuta (epidemia, pandemia) o cronica (legata alla povertà strutturale di certi sistemi di salute): per esempio, le licenze obbligatorie, previste dall?art. 31 dei Trips. Il Wto ha più volte ribadito questo principio, fin dalla Dichiarazione di Doha del 2001; ed in effetti, finora nessuna istituzione internazionale ha messo in discussione il Patent Act indiano, che alla Dichiarazione di Doha si rifà esplicitamente.
No a questo status quo
La posizione di Msf può pertanto essere riassunta come segue: non una rimessa in discussione del sistema globale della protezione della proprietà intellettuale, ma una richiesta forte che siano rispettate ed applicate tutte le norme internazionali volte a tutelare la salute pubblica nei Paesi poveri di risorse. La causa di Novartis mette a rischio il futuro della produzione di farmaci generici accessibili ai Paesi poveri di risorse, e di conseguenza l?accesso a cure essenziali per chi in questi Paesi nasce e lotta per vivere.
Quando Msf parla ?di se stessa?, parla di una concreta esperienza di terreno, condivisa con molti altri: è grazie alla disponibilità di generici di qualità appropriata, che possiamo offrire ai pazienti con Aids il trattamento antiretrovirale di prima linea, così come molte altre organizzazioni umanitarie e governi, compreso il Pepfar, lo speciale programma del presidente degli Stati Uniti, che utilizza generici indiani appositamente valutati dalla Fda, l?agenzia regolatoria americana. Se in futuro non ci saranno versioni generiche degli antiretrovirali di seconda linea, come potremo continuare a curare questi pazienti?
Come operatori sanitari che operano nel Sud del mondo, non vogliamo rassegnarci ad uno status quo insoddisfacente. Prima del commercio globale, la nostra preoccupazione è la salute, individuale e globale, in nome della quale chiediamo al legislatore di mantenere la vita umana al centro ed al vertice delle sue preoccupazioni.
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