Welfare

Se l’unica visione è la conservazione

Da Alitalia e Fincantieri. Gli errori del sindacato

di Sara De Carli

Alitalia. Alla fine anche Aeroflot, in cordata con UniCredit, ha spento i motori e gettato la spugna. «Mancanza di informazioni» e «tempi troppo stretti per presentare l?offerta», queste le ragioni formali della rinuncia che nascondono le difficoltà di investire nel vettore di bandiera nazionale. E ora ai potenti sindacati del cielo, il conto lo serve Carlo Toto, patron di AirOne, l?ultimo pretendente in lista per comprare Alitalia affiancato da quattro banche d?affari. Oltre 2.300 esuberi, un piano industriale incerto e una situazione finanziaria a rischio. Con la prospettiva che l?asta per aggiudicarsi il vettore nazionale precipiti a terra verso la bancarotta.

Popolare di Milano. Il matrimonio non s?ha da fare. Neppure se la sposa ha doti e virtù di una popolare, come è il caso dell?istituto dell?Emilia Romagna per un giorno solo sull?altare con Banca Popolare di Milano. La componente di maggioranza del sindacato, presente nel cda di Bpm, ha congelato in una travagliata assemblea una fusione annunciata già da tempo. Ma l?indipendenza della banca meneghina non è salva. Anzi. Il rischio scalata è alle porte. E Bpm da protagonista diventa preda. In lizza per incorporarla ci sono i francesi del Credit Mutuel, Mps e Unipol.

Fincantieri. Il diavolo dorme a Piazza Affari. Meglio non svegliarlo, anche se promette tassi di crescita e sviluppo. Incluso il miraggio di assunzioni a raffica. La pensano più o meno così gli agguerriti delegati della Fiom-Cgil che hanno levato gli scudi contro il progetto di quotazione di Fincantieri, la società di costruzioni navali di Finmeccanica. Un muro di no, lastricato da scioperi e cortei, perché, sostengono i sindacati, lo sbarco sul listino del 48% delle azioni sarebbe l?anticamera della privatizzazione e della svendita a multinazionali, come accaduto per Fiat Avio. «L?atteggiamento dei sindacati è paradossale», ha detto Corrado Antonini, numero uno dell?azienda. «Dicono no a un piano di espansione che porterà benefici ai lavoratori».

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Retroguardia sindacale


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