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Cercasi soggetti per battere L’immobilismo

Le soluzioni proposte sono coraggiose. Ma devono andare oltre l’arena giornalistica. Per questo la questione decisiva è quella dei nuovi corpi sociali, di Aldo Bonomi

di Redazione

Le analisi coraggiose e le soluzioni di Pietro Ichino sono un punto di riferimento nel dibattito culturale di questo Paese ormai da molto tempo. Lui le porta avanti con grande coraggio, determinazione e rigore. Tuttavia vorrei sollevare un problema con cui anche le sue analisi devono fare i conti: mentre i soggetti che nel suo ragionamento interpretano la ?conservazione? (e non è un giudizio negativo in sé: sono infatti i soggetti che difendono i ceti sociali dei pensionati, non semplicemente i fannulloni, è il pubblico impiego o i dipendenti con contrattualizzazione a vita), sono tutti organizzati e ben presenti come lo erano nel cuore del secolo scorso, non c?è chi invece dà voce sociale ai protagonisti di questi processi ben identificati da Ichino. In questo modo non esistono come soggetto né a livello politico né di rappresentanza. Il rischio, quindi, è quello di essere una vox clamans in deserto. Se non si esce da questa impasse, il dibattito rischia di fermarsi sulle pagine dei giornali, pur conquistandosi una grande evidenza.

Ichino evoca tre grandi questioni: la rappresentanza, la rappresentazione e le oligarchie. Nel primo caso dobbiamo aver il coraggio di dire che abbiamo davanti un motore immobile. Infatti in questi ultimi decenni è cambiata la politica, è cambiata l?economia, sono cambiati i ceti produttivi; l?unica cosa che è rimasta immutabile sono le rappresentanze sociali. Esistono ancora i commercianti di destra e quelli di sinistra, gli artigiani di destra e quelli di sinistra, nello schema che obbedisce ancora pienamente a un impianto novecentesco. è triste dirlo, ma è così: quello delle forze sociali è stato un motore più immobile rispetto a quello della politica. Perché dal palcoscenico della politica tante sigle sono scomparse; sul palcoscenico delle rappresentanza i soggetti sono invece ancora gli stessi. Così succede che nella società, a fronte di una crisi della rappresentanza, conti sempre più la rappresentazione. C?è spazio per rappresentare le proprie analisi anche autorevolmente motivate, ma non c?è nessuno spazio per la rappresentazione sociale e il racconto dei soggetti che dovrebbero essere protagonisti di quegli stessi dinamismi.

Infine c?è la questione delle oligarchie. In questo vuoto delle rappresentanze, i processi vengono affidati solo ai grandi gruppi di interesse o alle oligarchie economiche. E questo è un grande rischio dal quale ci si può proteggere ricostruendo rappresentanze di soggetti sociali al passo con le nuove dinamiche. Perciò, il ragionamento di Ichino interroga certamente la politica ma deve interrogare anche le parti sociali. Perché il dibattito è utile, il confronto tra le posizioni anche. Ma se alla fine non entra in campo un soggetto socialmente consapevole, tutto resta immobile.

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