Formazione

Eugenia Scabini: Famiglia, cioè fiducia

David Cooper l’aveva immaginata già nel 1972, piazzandola nel titolo del suo libro: La morte della famiglia. Poi, pochi mesi fa, Roberto Volpi è tornato a lanciare l’allarme...

di Redazione

David Cooper l?aveva immaginata già nel 1972, piazzandola nel titolo del suo libro: La morte della famiglia. Poi, pochi mesi fa, Roberto Volpi è tornato a lanciare l?allarme, con La fine della famiglia. Eugenia Scabini, docente di Psicologia sociale della famiglia, ha raccolto la provocazione e si è immaginata la società senza famiglia. Lo ha fatto in E se d?improvviso sparisse la famiglia?, editoriale della rivista Vita e Pensiero. E, sorpresa, le ragioni per cui si preoccupa sono tutte e solo sociali.

Senza più famiglia, la società sarebbe composta da soggetti che hanno messo da parte l?obbligo dei legami. Ma se «l?altro può rompere a suo piacimento il legame e tradire le aspettative e vanificare l?investimento nei suoi confronti», non resterebbero altro che «persone sospettose, ciniche e calcolanti, che intrecciano relazioni solo con fini strumentali». Le tinte cupe si fanno più fitte parlando di welfare: «Prevarrebbero sistemi di welfare totalizzanti e pervasivi, dove ogni forma di cura sarebbe accentrata ed estrapolata dai mondi vitali delle relazioni primarie, dove sparirebbero le relazioni personalizzate e profondamente significative tra le generazioni, sostituite da negoziazioni corporative tra soggetti appartenenti a coorti di età differenti».

Con lei quindi abbiamo cercato di ragionare su questi benedetti maledetti legami, cercando di capire se ha ancora senso e fascino oggi il gioco etimologico che partendo dalla pistis greca unisce la fiducia alla corda che lega e che salva.


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