Non profit

Maxi fondo etico di cariplo. Anche siena ci sta

«Stiamo valutando con attenzione l’ingresso in Polaris investments», dice a Vita il numero uno di Palazzo Sansedoni...a cura di, Cristian Benna

di Redazione

Trattano patti e alleanze con i big del credito internazionale. A metà luglio JP Morgan sfornerà loro un?accurata analisi su costi e benefici per eventuali operazioni di merger & acquisition. Intanto mettono mano al portafogli e creano dal nulla un polo d?eccellenza di biotecnologie e ricerca biomedica. Tengono aperte le porte a una possibile partecipazione alla rete nazionale della telefonia. Presto potrebbero investire una manciata di miliardi in un fondo votato alla finanza socialmente responsabile. E dalla tasca tirano fuori 197 milioni di euro per progetti filantropici e di sviluppo del territorio.

Non siamo a Manhattan, nella sede di una merchant bank a cinque stelle, ma a Siena a Palazzo Sansedoni, dalla cui torre merlata da quasi 500 anni Monte dei Paschi di Siena guarda al mondo con interesse misto ad orgoglioso distacco. Almeno fino ad ieri. Madre iperprotettiva della banca Mps, con una robusta quota del 58% e un diritto di voto del 49%, la fondazione sta per concedere in sposa la figliola, ultima reginetta senza marito nel risiko bancario italiano. Sfumate le nozze – non senza scia di polemiche – con Bnl, poi con Intesa e ancora con Capitalia e infine la partnership con Unipol, malgrado le recenti avance dell?ad Carlo Salvatori, l?aria di quest?estate promette un bouquet di fiori d?arancio.

«Ma non svenderemo. Ogni ipotesi è vagliata con cura. E su tre condizioni non si discute: l?indipendenza della banca, la centralità del territorio senese e la garanzia di buona redditività post fusione, tale da poter garantire la conservazione del patrimonio della fondazione». Gabriello Mancini, nato a San Gimignano, classe 1946, dirigente di lungo corso della politica toscana, prima nei ranghi della Dc e poi nella Margherita, siede da un anno in una delle stanze dei bottoni più calde del momento. Anche se lui, malgrado le pressioni – sia esterne che interne (ai sindacati la spinta aggregativa non garba troppo) – non si scompone affatto: «Noi parliamo con tutti. Se ci sono offerte che creano valore, non solo economico ma anche sociale, vi parteciperemo. Altrimenti si procederà da soli».

Vita: Presidente Mancini, Fondazione Mps, insieme con Carige, è l?ente che mantiene i legami più stretti con la banca di riferimento. I critici non mancano. E accusano di archeologia finanziaria e di scarso rispetto del mercato. Molte altre fondazioni, invece, hanno nel tempo diluito la propria partecipazione bancaria. Anche voi seguirete il loro esempio?
Gabriello Mancini: Il rapporto con la banca e il territorio fa parte della nostra storia, del nostro dna. Un legame reso ancora più stretto dallo statuto. Dodici anni fa c?è stata la separazione tra banca e fondazione, pur mantenendo un saldo controllo sul pacchetto azionario. Ora, adempiendo agli obblighi di legge, siamo scesi sotto la quota del 60%. È vero, altre fondazioni hanno imboccato altre strade. Se si presenteranno occasioni e scenari favorevoli ben volentieri daremo una mano alla banca. Siamo disponibili a discutere con istituti sia nazionali che esteri. Tra qualche settimana JP Morgan ci illustrerà il panorama della situazione nelle prossime settimane. E poi prenderemo le nostre decisioni.

Vita: E se arriverà un partner internazionale, che ne sarà del radicamento con il territorio?
Mancini: Ogni trattativa non potrà prescindere dalla centralità di Siena. Il legame con la provincia non si sacrifica in nome del gigantismo del credito. Se non ci sono i presupposti si va avanti da soli. Anche se, è bene dirlo, nel futuro prossimo sarà sempre più la fondazione, e inevitabilmente meno la banca, a garantire l?attaccamento al territorio.

Vita: Fondazione Mps sta diversificando gli investimenti. Oggi la banca rappresenta solo il 36% del patrimonio contro il 91% di qualche anno fa. Quali sono i settori di intervento? Nel mirino, se sarà separata dall?ex monopolista, c?è anche la rete telefonica?
Mancini: Assieme alle altre fondazioni siamo entrati in Cassa depositi e prestiti e nel fondo F2i per lo sviluppo delle infrastrutture. Insomma, anche se il nostro centro d?interesse è il senese, non ci tiriamo indietro per nuove iniziative di crescita per il Paese. Infatti abbiamo lanciato il fondo di private equity Demetra e quello di venture capital Bio Fund. Non ci poniamo preclusioni, se non quelle dettate da vincoli di legge. L?ipotesi di ingresso nella rete della telefonia è interessante. Ma è un ragionamento che va fatto in sede Acri, per coinvolgere le altre fondazioni e fare massa critica.

Vita: Restano poi tre miliardi di patrimonio oggi affidati per lo più in gestione ad operatori esterni. Cariplo ha appena creato, attraverso la collaborazione con il fondo dei salesiani Polaris Investments, una piattaforma del non profit per garantire più autonomia di investimento e allo stesso tempo promuoverne l?etica. È un?iniziativa che vi vedrà protagonisti?
Mancini: Sì e molto. Stiamo valutando con attenzione un eventuale ingresso nel maxi fondo Cariplo. Ci preme il discorso legato alla finanza responsabile, ma anche la capacità di assicurare un buon rendimento del patrimonio. Vogliamo capire, però, quale sarà il nostro peso decisionale. Ovviamente, mettendo a disposizione ingenti somme, cerchiamo anche una giusta rappresentatività sulla tolda di comando.

Vita: Lo scorso anno avete stabilito il record di erogazioni: 197 milioni di euro. Si tratta del top della ?filantropia? made in Italy, in Europa secondi solo agli spagnoli di Caixa Foundation. Con l?evoluzione della gestione del patrimonio cambierete anche filosofia erogativa?
Mancini: In quanto a risorse messe in campo, assolutamente no. Ciò che cambierà nel futuro sarà il taglio delle erogazioni e il numero dei progetti finanziati. L?idea di fondo è diventare più incisivi e selezionare medi e grandi progetti con un alto ritorno sociale. E poi punteremo ad aumentare progetti gestiti direttamente dalla fondazione, che oggi rappresentano solo una piccola parte, 30 milioni sul totale.

Vita: Non ha nominato il terzo settore. Come vanno i rapporti con il mondo dell?associazionismo?
Mancini: Molte bene. Oltre ai fondi per il volontariato, abbiamo messo a disposizione l?1,2% delle erogazioni per le piccole associazioni. Risorse che sono un indispensabile aiuto alla comunità, spesso dove il welfare è poco presente o incapace di rispondere a reali bisogni.

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