Formazione

Un’estate tra tartufi e zuppa delle fate

Enogastronomia/ Alla scoperta dell’antica cultura picena, di Cristina Capriotti

di Redazione

Si trattavano bene nei monasteri: pasta fatta in casa, carne nostrana condita con erbe aromatiche, verdure fresche dell?orto, dolcetti innaffiati con vino passito. Ingredienti di qualità per ricette da intenditori. Molte di queste sono state riscoperte e vengono riproposte con menù ad hoc dalla Cucina dello spirito, progetto innovativo di valorizzazione del territorio che fa parte del Circuito delle cucine tipiche del Piceno lanciato dalla Provincia di Ascoli Piceno. Undici i circuiti creati, di cui sei già attivi, una trentina i Comuni coinvolti insieme ad agricoltori, associazioni, ristoratori, guide.

«L?obiettivo dell?iniziativa è duplice», spiega Avelio Marini, assessore all?Agricoltura e al turismo della Provincia. «Da un lato vogliamo favorire le produzioni agricole e gli allevamenti di qualità; dall?altro incentivare un turismo sostenibile legato alla conoscenza delle comunità locali, dell?ambiente piceno e delle sue tradizioni enogastronomiche».

I nomi dei Circuiti testimoniano il lavoro di ricerca condotto dalle associazioni che li stanno portando avanti. Qualche esempio? A Monte San Pietrangeli, Smerillo e Montefiore dell?Aso si punta su Cucina delle erbe spontanee. «Cerchiamo di valorizzare questa risorsa naturale», dice Noris Rocchi, ideatore del progetto. «Non proponiamo soltanto degustazioni, ma organizziamo anche corsi per il riconoscimento delle erbe selvatiche con escursioni guidate per la raccolta e corsi ai fornelli per bambini e adulti». Evocativa la Cucina delle Fate, ad Arquata del Tronto, basata su piatti ricavati dalla leggenda della Sibilla come la famosa zuppa delle Fate a base di minuscoli gnocchi di patate accompagnati dai rarissimi spinaci selvatici. E ancora la Cucina dei briganti, spunto per scoprire le zone montane di Acquasanta Terme o la Cucina del tartufo che si sviluppa nei Sibillini, a Montefortino e Amandola, dove i tartufai portano i turisti con loro alla ricerca del prezioso tubero.

«Dai circuiti trae vantaggio l?economia locale», spiega Stefano Greco, coordinatore della Cucina dello spirito. «Agricoltori e allevatori trovano uno sbocco per i loro prodotti, i ristoratori studiano menù con specialità uniche; le guide offrono itinerari caratterizzati dal contatto con gli abitanti, visite in aziende agricole biologiche, percorsi ciclabili o a piedi».


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