Volontariato
Domenica mattina: messa a San Giuliano di Puglia, Molise
Il vescovo della diocesi, Valentinetti, celebra la messa nella tendopoli, dietro la statua di Sant'Elena. Stanotte un'esplosione ha messo paura a tutti, oggi altre scosse di terremoto.
Dal nostro inviato a San Giuliano di Puglia (Cb)
A una settimana dall’addio agli ”Angeli di San Giuliano” la gente di questo piccolo centro molisano straziato dal terremoto si è trovata di nuovo insieme.
Lo ha fatto per la messa domenicale celebrata sotto ai due tendoni che ospitano la mensa della tendopoli. Lo ha fatto perché – come ha detto il vescovo di Termoli e Larino, Tommaso Valentinetti – “la vita deve continuare”. Ma ricominciare non è facile. Lo si capisce dai volti della gente che si ritrova nella tendopoli di San Giuliano, dagli abbracci e carezze che si scambiano, dai volti spesso segnati dalle lacrime. In diversi, soprattutto i bambini, portano ancora evidenti i segni del terremoto. Un terremoto che per tanti però sta chiuso soprattutto nell’anima e anche per questo le telecamere vengono tenute fuori dal campo, mentre anche i cronisti che riescono a entrare sono guardati con diffidenza. Che oggi per San Giuliano di Puglia sia un giorno particolare lo si capisce dalla determinazione con la quale i vigili del fuoco hanno portato qui la statua di Sant’Elena, che si trovava nella chiesetta a due passi dal paese. “I muri sono ormai compromessi – spiega il parroco di San Giuliano, don Ulisse – e i pompieri hanno rischiato la vita per prenderla”. Poi sono proprio loro, i vigili del fuoco a portare Sant’Elena in processione.
Del resto, a Sant’Elena, che si venera il 21 maggio, con annessa scampagnata, è devota tutta San Giuliano, quasi più che allo stesso santo che dà nome al paese. Dietro alla statua, nella piccola processione che dall?ingresso del campo è arrivata fino all?improvvisata chiesa, c?erano il sindaco di San Giuliano, Antonio Borrelli, e molti abitanti della zona, non solo di San Giuliano, insieme a volontari, militari e personale della Protezione civile.
“La vita deve continuare, dobbiamo farlo per i nostri figli e le nostre sorelle morte? è stato uno dei passaggi più significativi dell’omelia che il vescovo di Termoli e Larino, Tommaso Valentinetti, ha tenuto nella messa che si è svolta sotto i due grandi tendoni bianchi gestiti dalla Confraternita delle Misericordie. La messa si è tenuta nei due tendoni solitamente utilizzati come mensa dai quali erano stati però tolti i tavoli (subito dopo risistemati) e da cui sono state tenute fuori con calma e fermezza le telecamere. Sulle panche ha preso posto la gente di San Giuliano, ma anche i loro parenti provenienti dai centri vicini. Momenti di commozione ci sono stati fin dai minuti che hanno preceduto l’inizio della funzione religiosa. In tanti quelli che s?incontravano per la prima volta dopo la tragedia del 31 ottobre. Presenti alla messa, inoltre, volontari della Confraternita della misericordia, Vigili del fuoco, militari del battaglione San Marco, Carabinieri, Protezione civile e altre associazioni presenti in Molise. In diversi si abbracciavano piangendo.
Nella sua omelia il vescovo ha ricordato che la comunità di San Giuliano si ritrovava ?a una settimana precisa dalla celebrazione eucaristica con la quale abbiamo accompagnato i nostri figli e le nostre sorelle all?ultima dimora?. ?Preghiamo – ha invitato monsignor Valentinetti – per chiedere al Signore la forza per proseguire il cammino della vita?, sottolineando che ?il Signore non fa differenza tra chi è morto prima e chi morirà dopo?. Nell’omelia il vescovo ha sottolineato anche che ?tra poco i riflettori si spegneranno?. E anche chi ci ha aiutato andrà via: è giusto così. Dobbiamo riprendere il cammino di tutti i giorni e curare le nostre ferite con la sapienza che viene da Dio. Consoliamoci a vicenda e ritroviamo la nostra forza?. Parlando con i giornalisti al termine della messa, il vescovo ha spiegato che il suo è stato un appello alla fede delle famiglie. Ha poi ribadito che ora ?serve silenzio perché ci sono le ferite da curare?. Valentinetti ha anche sottolineato che ?ora dobbiamo essere attenti a che tutto sia fatto bene?, ma evidenziando che il suo è un appello generico e non riferito ai soccorsi o alla ricostruzione. ?Dobbiamo però fare in modo – ha detto – che il terremoto non diventi una sciagura nella sciagura?.
La gente ascoltava in assoluto silenzio. Poi, finita la messa, si attarda nello spiazzo dove è stata allestita la tendopoli di San Giuliano. Un vigile del fuoco avvicina uno dei piccoli feriti e gli mette l’elmetto sulla testa: “sei un eroe” dice il pompiere al bambino, che sorride. La gente di San Giuliano approfitta del sole prima che la pioggia del pomeriggio renda di nuovo tutto più difficile, con il freddo e il fango nuovi nemici, dopo il terremoto. Ma nonostante tutto da oggi a San Giuliano di Puglia “la vita deve ricominciare”.
Da rilevare, inoltre, altri due fatti di cronaca nella primissima mattinata e nella giornata di oggi. Il primo è che c?è stata un?esplosione, nel cuore della notte, in una tendopoli di S. Giuliano. Tanta la paura tra gli sfollati, circa 140, ma per fortuna non c?è stato nessun ferito. A scoppiare sono state due taniche di gasolio, dopo che un corto circuito del gruppo elettrogeno aveva provocato un incendio. Le fiamme sono state subito domate dai pompieri immediatamente giunti sul posto.
La seconda è che oggi la terra ha tremato ancora, in Molise. Una nuova scossa di terremoto, del quarto-quinto grado della scala Percalli (magnitudo 3.5 della scala Richter), è stata registrata intorno alle 13,20. L’epicentro è stato individuato vicino Campobasso, in località Ripabottoni. Il sisma è stato avvertito dalla popolazione, ma dai primi rilievi non avrebbe provocato danni.
Ora è pomeriggio, sulla costa molisana sono arrivati pioggia e vento a spazzare il cielo e le nubi. Sole non se ne vede più. Molti abitanti di San Giuliano sono stati trasferiti nei residence sul mare. Nella tendopoli fa davvero troppo freddo. E lo farà sempre di più. Non c?è più il sole, sul Molise.
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