Famiglia
Firenze come Porto Alegre: è festa!
Finisce in festa, alla ricerca di una pizzeria o di amici la serata. Il corteo, civile e numeroso ha sfilato per la città raccogliendo l'entusiasmo e il lavoro di un anno di impegni
FIRENZE – Una notte, lunga, in cui ancora molte persone, dopo mezzanotte, si trovano presso lo Stadio su Viale Pasquale Paoli di Firenze, dopo aver fatto un decina di chilomtetri a piedi ed essere venuti da tutta Europa per dire no alla guerra. Una notte che lascia il posto alla stanchezza, ai saccapeli, ai rientri, agli annunci dei treni speciali che da Campo di Marte partono per ogni dove. Gli autobus sono pochi e tocca cercare, ancora a piedi, una pizzeria e poi di nuovo verso il centro, ma a piedi. Dei taxisti non c’è da fidarsi.
Ma partiamo dal principio. Sin dalla mattina l’attenzione di tutti era rivolta alla manifestazione del pomeriggio. Alcuni seminari si sono svolti con attenzione da parte dei partecipanti, ma l’organizzazione era ormai tutta dedicata al corteo. Alle 12:00 la Fortezza da Basso è stata chiusa, facendo defluire lentamente nelle strade di Firenze, sia chi era rimasto dentro che, parallelamente, gli arrivi dalla stazione dei treni vicina. Ritrovo: Piazza della Libertà e di lì allo Stadio.
Si parte. Cobas, Arci, Cgil, Lilliput, Attac, fra i gruppi più numerosi e organizzati, che hanno dato dimostrazione lungo i viali di correttezza e orgoglio, nel testimoniare il lavoro svolto, non solo in questi pochi giorni, ma il risultato di un impegno sottotraccia per più di un anno. Da quando, dopo Genova, alle parole, per molti si è trattato di rimboccarsi le maniche e costruire alternative reali. Lungo il viale Spartaco Lavagnini, all’inizio del percorso della manifestazione, non si vede né un poliziotto né carabinieri, neppure nelle strade laterali. La manifestazione procede lentamente, ordinatamente e pacificamente, garantita dal servizio d’ordine autorganizzato e
un’ottantina di avvocati del Social Forum, distribuiti in piu’ punti del percorso. Appartengono tutti al Legal Forum, che ha preso le mosse lo scorso anno in occasione del G8.
Dalle finestre delle case, come a Genova, tante finestre aperte. Chi per curiosità, chi per testimoniare un’adesione, uno striscione. Ma è solo dopo qualche chilometro, quando le strade si fanno più strette, le case meno pretenziose, e ci si dirige verso il quartiere dello stadio lasciando il centro il centro storico, che le finestre si spalancano. Nella maggior parte dei casi anziani ed extracomunitari, a ballare sui balconi al ritmo della band di Attac. Percussioni e ritmica cui nessuno sembra riuscire a sottrarsi.
Il cielo è coperto, il sole non si fa vedere e non si farà vedere per tutta la giornata. E inizia il balletto delle cifre: 300mila, poi 500mila, 700mila, poi un milione.
Giunti nella zona dello Stadio, a 500 metri il palcoscenico su cui sta suonando Max Gazzé, dopo due ore di marcia, lo speaker comunica che alcuni gruppi debbono ancora partire da Piazza della Libertà. Applausi e sorrisi. Ma già prima, la Bandabardò aveva abbondantemente scaldato con la propria musica gli animi e i corpi dei partecipanti, intirizziti dal freddo della giornata uggiosa .
Si balla, si parla, chi cerca un treno e chi gli amici dispersi nella folla. Noi ritorniamo lentamente in centro storico, è mezzanotte. Stasera bisognerà stare ancora al gabbiotto del Palasport per alcuni. Ma anche al Parterre, vicino la Fortezza si torna per dormire e anche lì incontriamo chi, all’ingresso dei dormitori accoglie i manifestanti.
Paolo, in arte “Pippo”, del centro Consumo equo solidale di Milano è alla porta e ci spiega di come la sera prima, per via di un concerto organizzato e del grande afflusso di persone, ci siano stati alcuni problemi di alloggio. “E poi” aggiunge “avevamo gli occhi aperti perché non si infiltrasse nessuno in previsione del corteo, mentre stasera tutto tranquillo”.
Il Parterre, luogo in cui ha sede la struttura di Indymedia e il progetto HUB, è uno spazio circolare: un piazza centrale e un edificio basso, suddiviso in cinque vani principali. Due sono per Indymedia, uno è stato lasciato libero, mentre i rimanenti due sono stati affidati a Rete di Lilliput e Cobas.
“E’ stata davvero una full immersion in questi giorni. Per quanto mi riguarda non mi aspettavo livelli di approfondimenti così avanzati, almeno per quanto concerne il commercio equo solidale. Qui “un altro mondo è possibile” non mi è sembrato più solamente un slogan, necessario, ma una realtà possibile. Quando torno a Milano cercherò di raccogliere le idee e condividerle con chi non è potuto o non ha voluto venire a Firenze”.
Saranno 500 o forse qualcosa di più gli ospiti del Parterre, tutti a letto a quest’ora, perché domani alle 9:30 (Sala Leopolda) per alcuni si trattara’ di svegliarsi per assistere all’Assemblea conclusiva, e per altri di prendere il treno di ritorno.
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