Welfare

Persone, non reati che camminano

Giornata di studi nella Casa di reclusione di Padova: si è discusso di pene, codice penale, recidiva con esperti di diritto penale e di esecuzione della pena ...

di Ornella Favero

Persone, non reati che camminano era il tema della Giornata di studi che si è svolta il 25 maggio nella Casa di reclusione di Padova. L?organizzazione è stata interamente gestita dai detenuti della redazione di Ristretti Orizzonti. Si è discusso di pene, codice penale, recidiva con esperti di diritto penale e di esecuzione della pena, e poi magistrati, avvocati, operatori penitenziari e sociali, docenti, studenti. è stato un detenuto straniero, Elton Kalica, ad introdurre la Giornata: «Per noi che stiamo in galera il senso della pena è soprattutto la legge Gozzini, quella che prevede un inserimento graduale per i detenuti, fatto da un percorso interno e poi da uno esterno al carcere. Voglio però ricordare che ci sono delle categorie di persone lasciate fuori da ogni possibilità di reinserimento nella società. Una categoria è quella degli stranieri. Poche settimane fa, a un ragazzo albanese, dopo quattordici anni di carcere, il direttore ha concesso di lavorare all?esterno, lui adesso esce alla mattina e guida un camion per raccogliere materiali da riciclare. Però è triste pensare che, quando avrà finito la pena, dovrà essere espulso, e ritornare in un Paese che non vede da diciotto anni. Allora qual è il senso di una pena dove oltre al carcere si aggiunge un?altra punizione, come l?interruzione di un percorso positivo di integrazione?»

Qui Brescia
Il giornale delle carceri bresciane, Zona 508, dedica il numero di aprile al valore della cultura in carcere. È un detenuto, Carlo, ad approfondire il ruolo che ha la scuola nella crescita culturale delle persone recluse: «Ricordo il carcere nel periodo 1978-1986 dove la scuola era un miraggio. Nelle carceri regnava l?assoluta mancanza di istruzione e la vita di un detenuto si trascinava nella noia fino a trasformarsi in totale apatia. Regnavano atti di violenza ed il carcere per un giovane diventava l?università del crimine. È necessario raccontare questo per capire l?importanza e la funzione che ha la scuola negli istituti di pena».


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