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Onu: approvata all’unanimità risoluzione su Iraq

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato pochi minuti fa la tanto "attesa" risoluzione sull'Iraq. Adesso è il turno degli ispettori e delle verifiche

di Paolo Manzo

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato all’unanimita’ la risoluzione sull’Iraq. La 17esima risoluzione sull’Iraq approvata oggi dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite include tutte le precedenti dichiarazioni, la cui ”violazione sostanziale” da parte di Baghdad viene puntualmente denunciata nel testo proposto da Stati Uniti e Gran Bretagna, il frutto di oltre due mesi di negoziati. Riportiamo di seguito la lunga storia dei provvedimenti adottati al palazzo di Vetro a partire dalla condanna dell’invasione irachena del Kuwait del 1990. Le 16 risoluzioni (in realta’ sono state molte di più, 26, ma 16 e’ stata la cifra che la contabilita’ della Casa Bianca ha imposto alla cronaca) testimoniano la dialettica fra Washington, Baghdad e New York. Continue le violazioni degli impegni presi da parte irachena e altrettanti i richiami e solleciti ad adempiere agli obblighi previsti dalla comunit` internazionale. ”Questa è la 17esima volta che ci aspettiamo il disarmo da parte di Saddam. Questa volta lo vogliamo veramente. Questa volta è per davvero” -ha dichiarato ieri il Presidente Bush per cui ”non deve essere stato per davvero le altre 16 volte, perche’ non e’ accaduto nulla quando (Saddam, ndr) non ha proceduto al disarmo”. La risoluzione 660 del 2 agosto del 1990 condanna l’invasione del Kuwait da parte delle truppe irachene, il giorno precedente. Ne chiede il ritiro ”immediato e senza condizioni” e sollecita Iraq e Kuwait ad avviare ”immediatamente” ”intensi colloqui” per risolvere le loro divergenze, riservandosi di adottare ”ulteriori misure” qualora Baghdad non rispetti il provvedimento. Nei quattro mesi successivi ben altre dieci risoluzioni ribadiscono la richiesta (le risoluzioni che Bush non ha considerato presentando il suo ‘catalogo’ di fronte all’Assemblea generale dell’Onu, un saldo contabile ribadito ieri nella prima conferenza stampa dopo il successo repubblicano alle elezioni di medio termine). La 678 del 29 novembre del 1991 ”autorizza tutti i paesi membri che cooperano con il governo del Kuwait” a ”usare tutti i mezzi necessari per ripristinare la pace e la sicurezza nella regione” se l’Iraq non rispetter` tutte le richieste contenute nella 660 e nelle successive risoluzioni ”entro o il 15 gennaio del 1991”. Paradossalmente, la comunit` internazionale non avrebbe avuto bisogno di questa risoluzione per lanciare l’operazione ”Desert Storm”, dato che Baghdad aveva violato la Carta delle Nazioni Unite invadendo il Kuwait. Una autorizzazione che invece, secondo i giuristi, e’ necessaria adesso. Dato che la risoluzione 687 approvata alla fine della guerra funziona come ”trattato di pace” e annulla quindi la precedente autorizzazione, la 678, all’uso della forza. Il tre aprile del 1991 entra in vigore la risoluzione 687 in cui si impone all’Iraq la ”distruzione, rimozione e disattivazione dei suoi armamenti di distruzione di massa, dei missili balistici con una gittata superiore ai 150 chilometri, e di tutti gli impianti e le componenti coinvolte con lo sviluppo di questi programmi”. Il tutto deve avvenire, si precisa, ”senza condizioni”. Il provvedimento istituisce un sistema di verifica e di controllo del rispetto del bando, dando vita alla missione Unscom (United Nations Special Commission), e impone a Baghdad l’accettazione, entro 15 giorni, della risoluzione e la descrizione completa e dettagliata dei suoi arsenali. L’Iraq si adegua solo tre giorni dopo circa il primo punto, temporeggia sul secondo, a lungo, sul secondo. Il primo ”catalogo” degli armamenti iracheni arriva nel maggio dell’anno successivo, con una lista completa pero’ solo dei programmi missilistici e per armi biologiche. Nel giugno del 1992 arriva un resoconto del programma chimico. Nel marzo del 1995 Baghdad invia al Palazzo di Vetro un secondo rapporto sui suoi programmi biologici e chimici. Poco dopo Baghdad ammette per la prima volta ufficialmente l’esistenza di un programma di sviluppo di armi biologiche offensive. A questa dichiarazione seguira’ una terza revisione del catalogo degli armamenti biologici, nell’agosto dello stesso anno, ritirata da Baghdad poco dopo la defezione in occidente del generale Hussein Kamel, ministro dell’industria ed ex responsabile della produzione di armamenti. Nel novembre del 1995 un secondo rapporto sul programma missilistico. Nel giugno del 1996 la terza versione sul programma chimico e di quello missilistico. Nel settembre del 1997, la quinta versione sul programma biologico. che viene tuttavia ancora giudicata ”incompleta” dagli esperti. Da notare che il rapporto richiesto continua a essere definito, come richiesto dall’Onu, ”esaustivo, finale e completo”. – il 17 giugno, la risoluzione 699 conferma il mandato della missione Unscom, a cui viene affiancata l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), per le operazioni di monitoraggio della distruzione degli arsenali di armi di distruzione di massa in Iraq. Il 15 agosto 1991, la 707, sollecita Baghdad a fornire ”senza ulteriore ritardo” l’elenco delle armi bandite dalla 687. L’11 ottobre 1991, la 715 approva il piano presentato da Unscom per le operazioni di verifica presentato al Segretario generale dell’Onu e al direttore generale dell’Aiea e sottolinea che Baghdad ”deve accettare senza condizioni gli ispettori e tutti gli altri inviati designati da Unscom”. – 15 ottobre 1994, viene approvata la risoluzione 949 in cui si sollecita Baghdad a ”cooperare pienamente” con Unscom e a ritirare tutte le sue unit` militari dislocate nel sud del paese, in direzione del Kuwait, un provvedimento questo a cui l’Iraq si adegua velocemente. Il 27 marzo 1996, la risoluzione 1051. Entra in vigore un sistema di controllo delle esportazioni ed importazioni irachene, un provvedimento reso necessario dalla scoperta in Giordania, nel novembre dell’anno precedente, di un grande quantitativo di componenti missilistiche dirette in Iraq. 12 giugno 1996, la 1060 deplora la proibizione dell’accesso degli ispettori di Unscom a otto diversi siti, i cosiddetti ”siti presidenziali”, e sollecita Baghdad ad assicurare ”accesso immediato e senza restrizioni a tutti i siti designati da Unscom’. La crisi sembrer` risolversi solo nel febbraio dell’anno successivo con la visita del segretario generale dell’Onu, Kofi Annun, a Baghdad e la firma di un memorandum di intesa che offre ai complessi di Saddam uno statuto speciale. – 21 giugno 1997: il Consiglio di sicurezza approva la risoluzione 1115 in cui sostanzialmente si ribadisce il contenuto della precedente, rafforzandone il linguaggio (al posto di ”deplora” viene utilizzato il termine ”condanna”) sospendendo tuttavia la periodica revisione delle sanzioni, come misura di ritorsione. Il 23 ottobre del 1997, la risoluzione 1134: rinnova la sospensione della periodica revisione delle sanzioni in programma al Palazzo di Vetro, preannunciando l’eventuale introduzione di nuove misure restrittive. il 12 novembre del 1997, risoluzione 1137. Nuova condanna per il mancato rispetto delle precedenti risoluzioni e bando alle missioni all’estero per funzionari del governo coinvolti con le restrizioni imposte agli ispettori di Unscom. – il 2 marzo del 1998 la 1154 ribadisce tutte le dichiarazioni contenute nel Memorandum di intenti firmato dal segretario generale, Kofi Annan, e dal vice premier iracheno, Tareq Aziz a Baghdad il 23 febbraio, una dichiarazione in cui si assicura agli otto siti presidenziali uno ”status speciale”, e in cui Baghdad ribadisce la propria volonta’ a concedere ”accesso immediato, senza limiti e restrizioni” agli altri siti, secondo quanto previsto dalle precedenti risoluzioni. Il 13 ottobre 1998, nella 1194, la sospensione della collaborazione irachena viene definita ”del tutto inaccettabile”. Viene sospesa nuovamente la revisione del regime di sanzioni. 5 novembre 1998, risoluzione 1205: nuova condanna dell’Iraq e richiesta a Baghdad di riammettere gli ispettori ”immediatamente e senza condizioni”. L’Iraq aveva infatti formalmente rotto ogni rapporto con Unscom il 31 ottobre. Da allora nessuna verifica internazionale è stata mai piu’ compiuta in Iraq. L’espulsione degli ispettori sancisce la fine della missione Unscom, che viene sostituita da Unmovic (United Nations Monitoring, verification and Inspection Commission) con la risoluzione 1284 del 17 dicembre del 1999. Tutti gli ispettori di Unmovic sono funzionari dell’Onu, per evitare il ripetersi delle accuse di Baghdad circa le presunte attivita’ di spionaggio dei tecnici in favore degli Stati Uniti. Al vertice della missione viene nominato l’ex direttore generale dell’Aiea, il diplomatico svedese, Hans Blix.


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