Famiglia

Cnca: 2 mld in più in Finanziaria per il sociale

La proposta della Federazione prevede il raddoppio del Fondo sociale nazionale, l’aumento degli organici dei servizi pubblici e la conversione dei contratti precari nelle organizzazioni di terzo sett

di Redazione

Il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) ha presentato ? nell?ambito dell?Assemblea nazionale della Federazione, intitolata ?Lotta alla povertà e diritti di cittadinanza: un nuovo patto sociale?? ? la sua analisi sullo stato del welfare italiano e sulle criticità del sistema di intervento e ha illustrato la sua posizione in merito alle risorse da destinare al Sociale.

?Sono almeno tre anni?, ha affermato Lucio Babolin, presidente del CNCA, ?che proponiamo la centralità della questione sociale e segnaliamo l?esigenza improcrastinabile di porre l?esclusione sociale e i volti del disagio come indicatori del benessere del paese. Un grido d?allarme che pone l?accento sul rischio incombente di frammentazione sociale.?
?Ma, non ci siamo limitati a lanciare l?allarme,? ha continuato Babolin, ?abbiamo anche tentato di motivare come gli investimenti nell?area del cosiddetto sociale, la scommessa sull?aumento del benessere di chi arranca e fa fatica, la distribuzione delle opportunità a favore dei diritti di cittadinanza negati rappresentassero, per il paese e per il sistema economico, non un costo, ma un investimento e come la riduzione delle povertà andasse a beneficio di tutta la collettività. La mossa che ci pare ora necessaria è quella di orientare significativamente le risorse e la strutturazione dello stato sociale verso una dimensione locale efficace ed efficiente.?

L?analisi del CNCA parte da alcune forti criticità del sistema: ?Lo Stato?, ha notato Babolin, ?destina agli Enti locali che devono attivare e gestire i servizi sociali di base, per ogni cittadino italiano, una cifra annua che si aggira sui 25 euro, mentre stanzia per la Sanità un importo annuo pro capite di oltre 1300 euro e per la Difesa 385 euro pro capite annui. Si vuole finalmente aumentare una spesa sociale che tutti gli addetti ai lavori riconoscono essere completamente inadeguata? Gli stessi Enti locali, poi, possono disporre mediamente, al Sud, di un operatore sociale ogni 20.000 abitanti. Domanda: qual è l?amministratore che con queste cifre e con questa dotazione di risorse umane ha la capacità di incidere efficacemente sulle tante domande sociali che vengono dal proprio territorio? E, per concludere, come possono le organizzazioni del terzo settore rispondere a problemi sociali vasti e complessi, che richiedono notevoli competenze e continuo aggiornamento, se poi sono costrette a tenere i propri operatori in una situazione contrattuale di forte precarietà??

Da qui le proposte avanzate da Babolin: ?Chiediamo che un miliardo di euro possa essere destinato al raddoppio del Fondo Sociale che lo Stato destina alle Regioni e che le Regioni devolvono agli Enti locali. E chiediamo, inoltre, che un altro miliardo di euro sia destinato in quota parte all?aumento della dotazione delle piante organiche di area sociale dei Comuni e delle Aziende sanitarie e alle organizzazioni del privato sociale che trasformano rapporti di lavoro a progetto in rapporti a tempo indeterminato, rafforzando e valorizzando così quelle ?professioni sociali? sulle quali si fonda la possibilità di organizzare e gestire i servizi alle persone nei territori. Si potrebbe, in questo modo, aumentare il personale che lavora nei servizi sociali di oltre 15.000 unità e favorire l?emersione dal precariato di altrettante figure del privato sociale, operatori che rappresentano la spina dorsale del sistema di welfare italiano. Ci sembrerebbe un segnale chiaro a favore dei più deboli e di un benessere sociale diffuso. Volendo, qualche volta le utopie possono prendere il volto della politica.?

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