Formazione

Africa: società civile, “il G8 è tutto un bluff”

Contro vertice della società civile africana a Sissako (Mali)

di Redazione

Altro che strategia globale per sradicare la poverta’ e sconfiggere il fantasma dell’Aids, “quello dei Paesi ricchi e’ solo un enorme bluff. E a pagarne le conseguenze piu’ pesanti e l’Africa”. Quella di Dounantie Dao, una delle organizzatrici del contro vertice di Sikasso, in Mali, e’ una presa di posizione dura nei confronti dei leader del G8, riuniti a Hiligendamm per il secondo giorni di lavori.

“Ora abbiamo capito qual e’ la strategia dei Paesi ricchi”, ha commentato la Dao, “cancellano una piccola parte del debito, inviano pochi soldi, ma non hanno alcuna intenzione di investire nello sviluppo africano”. Per l’attivista africana il motivo e’ chiaro: “nessuno crede che l’Africa potra’ reggersi sulle proprie gambe. Ma noi siamo qui per dimostrare che questo accadra’”. All’intervento della leader dei movimenti africani, che ha aperto la giornata, ha fatto eco quello di un portavoce del Forum, Nouhoun Keita. “Signori del G8 potete dirci cosa succede?”, ha esordito Keita rivolgendo gli occhi al cielo, “potete spiegarci che fine hanno fatto le vostre promesse?”. E poi, abbassando lo sguardo: “rispondo io per voi: si tratta solo di uno show”.

Cancellazione del debito, sicurezza alimentare, immigrazione e accordi commerciali internazionali sono state le principali questioni affrontate a Sikasso dagli oltre mille attivisti arrivati da una decina di Paesi africani, oltre che da alcuni Stati europei. Le riflessioni sono partite dalla “consapevolezza delle bugie degli ‘Otto Grandi’ e delle promesse fatte nel 2005 al vertice di Gleneagles e mai mantenute”, ha spiegato Barry Aminata Toure’, capo della Coalizione africana per il Debito e lo Sviluppo. “Dove sono i fondi per la lotta contro l’Aids, che dal 2005 ha ucciso quasi 6 milioni di persone, soprattutto donne e bambini africani?”, si e’ chiesta la signora Toure’, ricordando che in quella sede i leader dei Paesi ricchi avevano annunciato di volere raddoppiare gli aiuti allo sviluppo aumentando i finanziamenti annui di 37 miliardi di euro in piu’ nel quinquennio 2005-2010.

Gli Accordi di partenariato economico (Epa) tra Unione europea e 77 ex-colonie di Africa, Caraibi e Pacifico (Acp)che potrebbero partire gia’ dal primo gennaio 2008 sono stati al centro di una delle sessioni di lavoro. I rappresentanti della societa’ civile africana hanno ribadito il timore (e la certezza) che, alle condizioni attuali, l’economia africana rimanga schiacciata dalle regole del libero mercato. Le richieste dei contadini africani sono chiare: dare priorita’ all’integrazione regionale e allo sviluppo dei mercati locali, definire un regime commerciale basato sulla asimmetria, migliorare la partecipazione delle organizzazioni contadine nella negoziazione degli Epa.

“Stanno uccidendo noi agricoltori”, ha denunciato una leader contadina, Momine Bengaly, riferendosi ai leader del G8, “qui a Sikasso i produttori di cotone sono condannati ad avere i conti sempre in rosso e la ciotola del riso vuota per colpa dei sussidi che Europa e Stati Uniti riconoscono ai loro contadini, estromettendo di fatto dal mercato mondiale il prodotto maliano”. Il cotone rappresenta il 42% delle esportazioni per il Mali e costituisce circa il 6% del Prodotto interno lordo (Pil). Tra le questioni affrontate a Sikasso, anche la possibilita’ di creare un organismo alternativo alla Banca mondiale. “Non e’ un’utopia”, ha spiegato Toure’, “e studi internazionali dimostrano che e’ una strada percorribile. Basta avere la volonta’ politica di imboccarla”.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA