Migrant bank/ Il futuro? proporre più servizi

Il migrant banking è uno dei segmenti più innovativi del sistema bancario italiano, spiega Anna Omarini, ricercatrice dell?università Bocconi e massima esperta del settore. Ma è anche il titolo di un testo (Il migrant banking. Esigenze della clientela e modelli di servizio per l?offerta, Bancaria Editrice) che ha curato personalmente.

Vita: Come è evoluto il rapporto tra banche ed immigrati?
Anna Omarini: Si è cercato di migliorare la comunicazione con i clienti stranieri. Ad esempio, istituendo un call center multilingua, come ha fatto la Popolare di Milano. Oppure assumendo mediatori all?interno delle filiari per abbattere le barriere linguistiche e culturali tra le banche e gli operatori.

Vita: Qual è la strategia più seguita dalle banche nei confronti degli immigrati: prodotti o servizi dedicati?
Omarini: Si è preferito ragionare sul singolo prodotto invece che sui servizi. È una logica di business dettata anche dalla scarsità di dati sulla redditività del settore. Si tratta di un segmento molto innovativo e in evoluzione. In alcuni casi il conto corrente è già un prodotto low cost.

Vita: Si sperimenta ma non si investe, insomma?
Omarini: Sicuramente è più prudente confezionare un nuovo prodotto che modificare l?intera catena. Soprattutto senza una previsione certa su quanto renderà il settore.Vita: Le banche hanno pensato a strumenti per trasferire le rimesse degli immigrati?Omarini: Sì, Banca Sella ha avviato un sistema di pagamenti internazionale e Banca Intesa ha lanciato la ?Carta ricarica?.

Vita: E che risultati hanno avuto?
Omarini: Purtroppo l?uso di questi strumenti ha risentito di una serie di fattori negativi. Prima di tutto l?aspetto simbolico: una cosa è affidare i propri risparmi a connazionali, un?altra è affidarli ad una banca. Poi c?è l?aspetto economico: sono clienti molto sensibili al prezzo e spesso il cambio è sfavorevole. Molti poi non conoscono ancora questi servizi.