Famiglia

La famiglia è un valore che crea molto valore

Le aziende a struttura famigliare non sono una novità. è una novità la loro capacità di aggiornarsi e di superare i marosi dei passaggi generazionali...

di Giuseppe Frangi

La famiglia? Un insostituibile incubatore d?impresa. In maniera più spiccia, la famiglia è una spa. Ora che si parla di ripresa e si è lasciato lo spettro del declino dietro l?angolo, è giusto chiedersi chi sia il motore di questa inversione di tendenza di cui ormai – bontà loro – cominciano ad accorgersi tutti, senza capirci granché: persino Repubblica, giornale portavoce del declinismo, per bocca di Peppino Turani ha dovuto constatare l?energia delle ?multinazionali tascabili?, cioè delle imprese italiane di medie dimensioni che conquistano mercati di nicchia in tutto il pianeta.

Un ?neo? che cambia tutto
Per capirne di più bisogna quindi armarsi di buone scarpe e di taccuini e girare l?Italia nei suoi anfratti più inaspettati. è quello che hanno fatto gli autori di un libro la cui lettura risulta alla fine persino appassionante, perché lascia trapelare quasi un?epica imprenditoriale. Un?epica che ha spauto aggiornarsi con la modernità. Il libro è firmato da Aldo Bonomi e Davide Rampello, ma in realtà raccoglie un lavoro di documentazione fatto a molte mani, su un progetto di Unicredit private bank (Famiglia spa, Il Sole 24 ore, 20 euro). E proprio Bonomi nell?introduzione chiarisce un concetto fondamentale: protagonista di questa nuova ?epopea? imprenditoriale è una classe sociale che in questi anni è cresciuta di numeri, consapevolezza e soggettività. Lui l?ha ribattezzata ?neoborghesia?, dove il suffisso ribalta il deposito di significato del sostantivo. «Storicamente la borghesia è stata spesso vista come categoria sociale in cui albergano resistenze al cambiamento e spinte alla conservazione», scrive Bonomi. Invece oggi abbiamo davanti una realtà completamente diversa: «Oggi sono richieste nuove categorie di lettura della realtà. Precisamente è richiesta una visione della borghesia (in particolare di quella nuova che sta emergendo) in cui non poche sono le componenti orientate all?innovazione». Un?innovazione non semplicemente tecnologica o d?impresa, ma di sistema: che riguarda cioè «i comportamenti sociali, la visione della società e dell?economia, l?immagine del futuro». La neoborghesia è un soggetto di discontinuità con le élite tradizionali. Quindi «è depositaria di un qualche obbligo sociale». Cioè di una responsabilità «che sappia prendere le distanze dagli interessi egoistici e di breve periodo».

Padri e figli
Protagonisti del libro sono così i soggetti di questa neoborghesia. Sono loro che parlano, che raccontano i dinamismi interni alle loro aziende, compreso il rapporto delicato ma sorprendemente dinamico del passaggio generazionale. Chiara Franceschetti, figlia del fondatore di Gefran, un?azienda bresciana di componenti elettrici, quotata in Borsa, fa chiarezza sugli stili di vita dei ?neoborghesi?: è meglio togliersi dalla testa i week end in barca a vela.«Se uno può andare in barca a vela, gli piace e non ha mai fatto altro nella vita, allora è meglio che in azienda non ci entri nemmeno»: piccolo monito che chiarisce la distanza che separa questa neoborghesia dal capitalismo stile Tronchetti o Montezemolo.

Il film dei racconti raccolti dai ricercatori di Aaster è molto coerente ed omogeneo. Concretezza, genialità e fedeltà sono componenti che si trovano ovunque. In azienda si ?fa quadrato?, dice Sabrina Fiorio, figlia del fondatore di So.Se. Pharm. Anche nei momenti di difficoltà: «Quando un?azienda è di tipo famiglia, è come un figlio per tutti». Chiara Franceschetti forza quest?immagine: «Io sono manager, ma dico sempre che l?azienda ce l?ho in pancia». Nei racconti ci sono poi parole che ricorrono con più insistenza: innovazione, internazionalizzazione, professionalità, capitale umano. Alessandro Profumo, presentando il libro, aggiunge due altri connotati fondamentali: «Identità e passione». Ci sono anche le parole che richiamano aspetti problematici. In particolare lo spettro sembra essere quello del ?cambio generazionale?. Non tutto fila liscio nel passaggio di consegne tra padri e figli in azienda. Ma la consapevolezza della sfida costringe tutti a lavorare carte scoperte. Dice Andrea Ricco, figlio del fondatore della Piavevetro: «Io consiglio ai vecchi di parlare ai giovani come se fossero gravemente malati. I vecchi sono il passato, un bel passato, però bisogna che se ne rendano conto e comincino a mollare un po? le redini». Ma la sensazione è che, a differenza della grande industria fordista, qui il passaggio di consegne tra padri e figli avvenga sull?input di un?impresa da continuare e non di una ricchezza e un patrimonio da custodire. Insomma, l?unica parola che nessuno pronuncia mai è ?rendita?. Un silenzio molto rilevante.

Famiglia
Un?osservazione finale s?impone: è la famiglia il motore di questo fenomeno. Sono i suoi dinamismi che garantiscono da una parte la compattezza del gruppo di comando e dall?altra stimolano al coraggio, all?avventura imprenditoriale. è la famiglia il vero incubatore di queste imprese. è giusto saperlo, visto che se ne parla tanto. Non per idolatrarla come un feticcio, ma per capire in che termini è un patrimonio (nel senso pieno, quindi anche economico della parola) non della nostra storia, ma del nostro presente.


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