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Servizio civile, gli enti sul piede di guerra

Le Misericoirdie hanno già richiesto l’accesso agli atti. Una strada che prenderanno anche altri: «Troppe incongruenze, vogliamo vederci chiaro»...

di Stefano Arduini

Ha fatto rumore la griglia di valutazione sui progetti di servizio civile in base alla quale l?Ufficio nazionale finanzierà il bando 2007, che sarà pubblicato il 12 giugno. L?elenco degli enti insoddisfatti si sta allungando minuto dopo minuto. Qualche esempio? Poche ore dopo l?ufficializzazione delle graduatorie, Giuseppe De Stefano, vicepresidente delle Misericordie, è stato il primo (con un atto che sarà presto emulato da altri) a chiedere formalmente l?accesso agli atti ai sensi della legge 241/90. «Quest?anno avremo in servizio oltre il 40% dei volontari in meno rispetto al 2006 (secondo le stime del Tavolo ecclesiale sul servizio civile erano 1.451, ora saranno 774, ndr). Vorremmo capire perché». Se le spiegazioni non saranno convincenti, «andremo fino in fondo nelle sedi opportune». Un aspetto in particolare non va giù alle Misericordie: «Ci avevano spiegato che avrebbero favorito le iniziative più prossime ai territori e invece sono stati penalizzati proprio i piccoli progetti, quelli più vicini alle esigenze delle comunità». Conclusione? «Sarebbe stato meglio presentare un solo progetto standard per centinaia di posti».

Diversi enti aderenti allo storico network della Cnesc , la Conferenza nazionale enti di servizio civile, lamentano una mancanza di attenzione in sede di esame sulle effettive modalità di gestione dei volontari, che sarebbero state sacrificate sull?altare della rigorosa osservanza dei criteri di valutazione. Difficile poi comprendere come – è il caso delle Acli – uno stesso pool di progettisti si vedrà finanziare il 100% delle proposte sull?estero e appena il 14% sull?Italia.

E ancora. Ha creato sorpresa il caso di alcuni progetti, sempre delle Acli ma anche di altri enti come l?Amesci, che, pur ricalcando la struttura dello scorso anno, hanno registrato un crollo di valutazione che in certi casi ha raggiunto anche i 40 punti. Come è possibile?, si interrogano le associazioni.

Enrico Maria Borrelli, deus ex machina del fenomeno Amesci, pioniere dei cosiddetti service che avevano sbaragliato il campo nel 2006, getta benzina sul fuoco: «Mi domando la ragione per cui le proposte di alcuni enti che si sono appoggiati a noi nel Lazio e in Campania, Calabria e Basilicata, siano stati valutati molto meglio, rispetto ad analoghi progetti presentati direttamente sotto il cappello dell?Amesci». Fausto Casini infine. Il presidente di Anpas non è contento. «Mi chiedete come è andata? Il nostro break even è sopra quota 2mila volontari. Arriveremo a 1.900: significa che anche quest?anno dovremo impegnare nostre risorse».


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