Famiglia

La casa-rifugio per i bambini abusati

Prima che la Casa di Nilla aprisse i battenti, i minori vittime di abusi di Catanzaro dovevano essere trasferiti fino a Roma

di Redazione

Nata per colmare un vuoto. Prima che la Casa di Nilla aprisse i battenti, i minori vittime di abusi di Catanzaro dovevano essere trasferiti fino a Roma. In città e in tutta la provincia non c?erano strutture protette; in regione nemmeno.

Oggi invece la residenza di Nilla fa da polo di riferimento specializzato: 7 educatori, uno psicologo, un neuropsichiatria infantile, un assistente sociale. Tutti con anni di esperienza alle spalle in casi di abusi sessuali e violenze su minori. E a cinque mesi dall?apertura, di bambini e adolescenti accolti residenziali ce ne sono già 5. Altri 9 per il momento restano esterni, ma in tutto i casi seguiti dal centro sono 14. E le segnalazioni molte di più: a due mesi dall?attivazione del numero verde per le emergenze (800.912 300), di chiamate ne sono arrivate circa 80. Segno che «di una risposta c?era bisogno», spiega Carlo Rafele, presidente della cooperativa sociale Kyosei, che gestisce la Casa di Nilla. «Ci siamo resi conto di questa domanda rimasta inevasa», continua, «anche perché da anni come cooperativa lavoriamo nel settore e abbiamo deciso di dare una risposta. I docenti stessi chiedono aiuto, hanno bisogno di informazioni, di sapere come riconoscere i campanelli di allarme e come comportarsi dopo».

E in questo l?équipe della Casa di Nilla è addestrata. I servizi vanno oltre la residenzialità protetta. Gli operatori assicurano assistenza psicosociale per i minori e le famiglie. All?interno della casa è stato creato uno spazio neutro per «raccogliere testimonianze, organizzare incontri protetti in caso di incidenti probatori o ancora incontri tra i bambini e i familiari di riferimento, che pure devono essere aiutati a ricostruire una relazione equilibrata». Infine si valutano i casi per stabilire se i racconti dei bambini siano attendibili o meno. «Questa procedura scatta quando ci si trova di fronte a un presunto abuso e sul quel giudizio sarà il giudice a orientarsi», conclude Rafele.

Ma dopo? L?obiettivo del centro è quello di far rientrare i minori in famiglia laddove possibile, quando l?abuso dunque non è stato commesso dai genitori. In caso contrario invece si procede per l?affido o l?adozione. Il periodo di permanenza massima nella Casa non supera i 18 mesi. Intanto si attivano tutti gli strumenti di ?ricostruzione?. In primo luogo l?elaborazione del trauma, in seconda istanza la ricucitura dei legami con i familiari o con i futuri genitori affidatari.

Info: www.lacasadinilla.it


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