Famiglia

Cercare i genitori biologici? Tre pareri. Ma la famiglia reale è una

"Attenti a non innescare l’idea di un “prima” misterioso", avverte lo psicoanalista Giacomo Contri. Ecco qualche consiglio utile

di Benedetta Verrini

Potrei accettare solo a patto di viverla come una vacanza qualsiasi: l?anno scorso in Egitto, quest?anno in Cile». Risponderebbe così il celebre psicanalista Giacomo B. Contri, se dovesse mettersi nei panni di un genitore adottivo a cui il figlio chiede di fare un viaggio nel paese d?origine. Un?esperienza, insomma, che non va assecondata con uno spirito di ricerca, perché in questo caso sarebbe «un?idea dannosa, spesso disastrosa» dice senza mezzi termini Contri. La sua è una posizione controcorrente rispetto all?approccio di molti colleghi e associazioni del settore, che invece supportano e favoriscono l?approfondimento e il dialogo sul tema, a volte anche con ?viaggi verso le origini?. Perché, dunque, tanta ostilità? «Perché questa idea delle origini è un falso tecnico» dice Contri. «I genitori reali sono quelli che ti crescono. Punto e basta. Mi vuole spiegare che legame posso avere, appunto, col Cile, se sono stato adottato e portato in Italia a due anni? Tutti i ricordi che un bambino costruisce, a meno che non sia stato adottato a 6-7 anni, sono legati ai genitori che ha avuto vicino ogni giorno, dal momento in cui è stato accolto». Mettersi a parlare di ?veri? genitori, pertanto, secondo lo psicanalista significa «creare un danno nel ragazzo, perché si innesca l?idea di un ?prima? misterioso. E da questo, poi, si generano i dissapori e quel doloroso rimprovero che loro non sono i genitori veri». Se poi l?idea di risalire alle proprie origini si trasforma in una richiesta spasmodica, «bisogna di sicuro chiedersi se non c?è qualche intoppo nella serenità del ragazzo e nel suo inserimento in famiglia» sottolinea Stefania Susani, psicologa e psicoterapeuta esperta di adozioni. «è possibile che in questo modo voglia riempire buchi affettivi che non sono stati colmati in famiglia, perciò un viaggio non risolverebbe il suo disagio» continua la Susani, che ricorda come la recente legge 149 sulle adozioni consente agli adottivi, a una certa età, di ottenere i dati relativi all?identità dei genitori naturali. «Ma c?è comunque una commissione che deve valutare ogni domanda» sottolinea, «Ed eventualmente negare il permesso nel caso non ci siano le condizioni». Esistono però anche situazioni in cui il desiderio di conoscere le proprie origini resta una pura curiosità, magari adolescenziale. «L?adolescenza è un momento critico in cui per i figli adottivi si verifica una ?ridentificazione doppia?, cioè un bisogno d?affermazione nei confronti dei genitori adottivi, ma anche di quelli naturali» prosegue la Susani. L?approccio migliore, dunque, è affrontare la loro crisi senza ansie, magari con l?aiuto di un esperto. E se si parte, meglio soli o accompagnati? «Senza dubbio accompagnati. Di certo, ha un altro sapore rivedere l?orfanotrofio tutti insieme. Pensando che lì è iniziata la vostra storia». Se c?è qualcuno che s?intende di viaggi delle origini, questo è Marco Chistolini, psicologo esperto del Ciai. Il più antico ente che si occupa di adozioni internazionali organizza periodicamente viaggi di gruppo verso i paesi d?origine. «Dopo aver raccolto le adesioni delle famiglie interessate, valutiamo ogni caso e facciamo incontri preparatori» spiega Chistolini. «Non c?è un?età particolare per farlo, ma non è un viaggio da affrontare in un periodo di crisi personale né in giovanissima età, e neppure a pochi anni di distanza dall?adozione». L?elemento del gruppo, secondo Chistolini, è un punto di forza: «Trovarsi nella stessa situazione personale è un fattore di condivisione, che aiuta il dialogo e fa emergere le emozioni più nascoste». E al ritorno si organizzano altri incontri per riparlarne. «Ma il viaggio è solo la tappa di un percorso di comprensione della propria storia, non è mai la risposta ad interrogativi esistenziali» avverte Chistolini. «Il ragazzo adottato deve aver prima ?fatto pace? con i propri genitori biologici e aver capito che trovarli non serve . Per i genitori adottivi, poi, è importante sollecitare il confronto con la storia passata, ma anche mettere dei paletti: loro sono i genitori, gli unici possibili. La loro genitorialità è indiscutibile. I genitori non si scelgono mai, né quelli biologici né quelli naturali».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA