Cultura

Lo sportello pensa alla comunit

La principale motivazione del corporate giving delle banche è il rapporto con il territorio di riferimento. I benefici fiscali non pesano. L’effetto immagine sì.

di Redazione

Dopo aver analizzato la pratica del giving nel settore delle imprese farmaceutiche, per la prima volta quest?anno Vita Consulting ha deciso di indagare il mondo del comparto bancario. La ricerca ha avuto come obiettivo l?analisi dei comportamenti virtuosi delle banche a favore delle organizzazioni non profit italiane per progetti di solidarietà sociale in Italia e all?estero ed ha analizzato con dettaglio i seguenti aspetti fondamentali: quanto sia diffusa la prassi del giving, con quali modalità viene realizzata, quali sono e come vengono individuati i destinatari. Con il termine corporate giving, in particolare, vengono definite le donazioni, elargizioni, liberalità erogate dall?impresa a favore di organizzazioni ed iniziative aventi utilità sociale/ambientale. A questa prima edizione, realizzata grazie al prezioso contributo di IntesaSan- Paolo, hanno partecipato 24 tra i principali gruppi bancari operanti in Italia. In particolare, il campione è rappresentativo di oltre un terzo degli sportelli presenti sul territorio nazionale (11.667 su 32.333, fonte Bankitalia 2006). Da una prima elaborazione dei dati emerge come l?87,5% delle banche intraprenda azioni di corporate giving. Molte imprese bancarie, inoltre, pur non effettuando direttamente tali pratiche, svolgono comunque attività analoghe tramite fondazioni di loro diretta emanazione. L?attività del corporate giving, su cui le banche sono da sempre molto attive, si configura sempre più come uno dei principali strumenti di responsabilità sociale utilizzato a sostegno dei bisogni delle comunità locali. Se infatti sono ancora poche le imprese bancarie che possono valersi di certificazioni di tipo sociale (soltanto l?8%), molto più numerose sono quelle che ogni anno redigono il proprio report sociale, ben il 70%. Inoltre, oltre i due terzi delle imprese intervistate dispongono di un referente che si occupa di csr, ed è proprio questa figura nella maggior parte dei casi a gestire le iniziative di giving. La principale motivazione all?origine della decisione di intraprendere tali pratiche è la possibilità di contribuire allo sviluppo sociale/ambientale della comunità di riferimento (75% dei rispondenti). Gli intervistati ritengono inoltre molto
importante il contributo che le attività di giving possono dare al miglioramento dell?immagine dell?impresa (50%). Pochissima enfasi iene invece posta sulla possibilità di ottenere benefici di tipo fiscale (4%). I destinatari delle donazioni sono principalmente organizzazioni che si occupano di tutela dei beni artistici e culturali (70%), seguono le associazioni che si occupano di tutela e assistenza a malati (67%) e ai portatori di handicap (58%). Particolare rilievo viene posto al legame che le associazioni hanno col territorio; viene inoltre vagliata attentamente la serietà e l?affidabilità dei beneficiari, considerata dall?83% delle banche come condizione essenziale per l?elargizione di contributi.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.