Welfare

Cristicchi, non guardare indietro

Oggi l’orizzonte del trattamento della malattia mentale è pieno di ambiguità. Non ci sono più trattamenti choc. Ma la solitudine è sempre uguale...a cura di, Antonino Piazza

di Redazione

La questione salute mentale torna di attualità. Dopo anni di silenzio e di dibattiti low profile, qualcuno osa rompere il ghiaccio e riproporre il problema. Da una parte c?è l?attualità che ripropone l?emergenza, come documentava l?articolo di Vita pubblicato settimana scorsa («Dipendenza fa rima con malattia mentale»). Dall?altra c?è un rinnovato desiderio di capire e di esplorare strade nuove come documenta il bellissimo numero di Communitas uscito a fine 2006.

Ma qual è la questione oggi in gioco? è una questione di capacità di ascolto. I manicomi sono stati chiusi e su quella triste parentesi della nostra storia è calato a quanto pare il sipario. Ma eliminare i muri a volte non basta. Perché troppe volte l?approccio al disagio non è mutato e il criterio del controllo e della contenzione è rimasto immutato. Ho esperienza di Centri di igiene mentale, qui al Sud, che mi hanno lasciato sensazioni davvero sconcertanti. Visioni di degenti imbottiti di psicofarmaci, che si muovono come degli zombie. Oggi come allora sembra mancare una capacità di ascolto del disagio. Questo è il punto.

Nei mesi scorsi siamo stati tutti colpiti dalla performance di Simone Cristicchi a Sanremo. Ho preso tra le mani il suo libro, per scoprire ancora una volta un approccio troppo spettacolarizzato. Quello che lui racconta è il backstage di una rappresentazione che non c?è più: e Cristicchi, nato un anno prima della Basaglia, dovrebbe esserne consapevole. Oggi la scena è molto diversa, fatta di una quotidianità spesso incolore, senza crudeltà apparente, ma impregnata di una medesima solitudine. Oggi lo scenario è quello evocato da Aldo Bonomi, un?«appropriazione del bios da parte dei processi di medicalizzazione in forma individuale», per attutire un problema che non si sa come affrontare. Per questo oggi non ci si deve guardare indietro. Pensiamo piuttosto al nominalismo grottesco dei servizi che il sistema garantisce: i centri di salute mentale, per esempio, hanno idea che il loro scopo è quello di produrre salute mentale?

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