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Da impresa a non profit difficile retromarcia

Si può riprendere la qualifica di ente non commerciale?

di Redazione

La nostra associazione ha esercitato per l?anno passato attività di natura commerciale in quantità tali da perdere la qualifica di ente non commerciale, e da rendersi soggetta alle regole delle imprese. Stiamo cercando di capire se per noi è possibile un ritorno alla qualifica di ente non commerciale, soprattutto alla luce del fatto che tali attività sono materialmente cessate. Come dobbiamo procedere per tornare indietro?
Antonio G.

Il ?ritorno? che state ipotizzando risulta a mio avviso improbabile se non spesso materialmente impossibile, a causa delle ragioni che cerco di seguito di sintetizzare.

Quanto vi è accaduto, in ragione della mole di attività commerciali esercitate, rappresenta la forma più incisiva di cambiamento operativo che una realtà associativa non profit, ente non commerciale dal punto di vista tributario, possa incontrare nel corso della sua esistenza e rispetto al quale tutti gli operatori cercano di tenersi al riparo con le più disparate tecniche.

Le regole fiscali di inquadramento soggettivo, infatti, non lasciano grandi vie di fughe in un caso come quello rappresentato in ragione delle peculiari disposizioni del Testo Unico in tema di enti non commerciali e di perdita della qualifica nonché della ?forza attrattiva? insita nel concetto fiscale del cosiddetto ?ente commerciale? previsto dall?art. 73 dello stesso Testo Unico.

Nella situazione rappresentata, infatti, la qualifica fiscale ad oggi assunta dall?associazione sarebbe riconducibile a quella prevista per l?ente commerciale di cui alla lettera b) del comma 1 dell?art. 73 del Tuir, e questo comporta l?applicabilità allo stesso soggetto delle comuni regole di determinazione del cosiddetto reddito d?impresa (per capirci, delle regole che si rendono applicabili alle società di capitali). Queste ultime in particolare, esigono, nel momento di un eventuale passaggio di beni dal citato regime ad un regime fiscale differente (quello che voi ipotizzate come ritorno alla qualifica di ente non commerciale), la cosiddetta «chiusura del ciclo fiscale», attraverso la fattispecie della cosiddetta «destinazione a finalità estranee all?impresa» con conseguente assoggettamento a imposizione di tutti i plusvalori astrattamente generabili.

Per meglio intenderci, nel passaggio ipotizzato, l?associazione dovrebbe assoggettarsi a una tassazione identica a quella che avverrebbe se tutti i beni che la stessa possiede fossero venduti a soggetti terzi.

In tal senso, credo che l?ipotizzato passaggio si riveli a dir poco sconveniente e, all?atto pratico, quasi impossibile da realizzare nel momento in cui il patrimonio associativo avesse dei valori latenti tali da generare imposizione sul soggetto.

Quanto sopra non fa che evidenziare l?assoluta attenzione del nostro diritto tributario per le realtà agevolate come quelle non commerciali (es. viste le agevolazioni, è stato regolato il caso della perdita delle stesse) e mostra gli effetti della situazione più comune che può verificarsi allorquando un ente non commerciale viene sottoposto a verifica fiscale: se questa conclude per la perdita della citata qualifica fiscale, nella maggior parte delle situazioni verificate l?ente non commerciale è costretto a ?chiudere? o a cominciare una nuova vita come ente commerciale lasciando per sempre da parte il dorato mondo degli enti non commerciali.

Antonio Cuonzo
Studio Camozzi Bonissoni Varrenti & Associati


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