Volontariato

Pinocchi o giornalisti?

Per i grandi giornali l’emergenza sicurezza è sempre legata alla legge di clemenza. Una tesi supportata da statistiche spesso fuori luogo...

di Stefano Arduini

Nel gioco delle coppie della vulgata giornalistica ormai rappresentano un tandem inossidabile. Indulto e criminalità. Criminalità e indulto. Un po? come in una pubblica e infinita via crucis, la legge di clemenza finisce sul banco degli imputati ogni volta che si alza la temperatura del dibattito mediatico sulla sicurezza. Fino ad ora fra le grandi testate italiane a tirare il gruppo dei censori c?era La Repubblica. Da qualche settimana però il quotidiano romano ha ceduto il testimone alla sempre più aggressiva Stampa. Un avvicendamento che si è definitivamente consumato lo scorso 21 maggio quando l?Analisi a firma di Luca Ricolfi ha messo in passarella le statistiche dell?Abi, l?Associazione bancaria italiana, secondo cui nel periodo luglio-dicembre 2006 le rapine sono aumentate del 15%. La colpa? Ovviamente dell?indulto. La prova del nove, scrive il sociologo, sta ancora nei numeri: «Nei primi otto mesi dopo la clemenza il ritmo di crescita della popolazione carceraria è triplicato» e dunque «sembra che per una volta quotidiani e opinione pubblica ci abbiano preso».

Ma siccome chi si loda si imbroda, qualche precisazione è necessaria. Come ritiene per primo Giuliano Pisapia, uno dei più attenti osservatori del mondo carcerario, che recentemente ha consegnato al ministro Clemente Mastella il documento finale elaborato dalla commissione per la riforma del codice penale. La tabella che pubblichiamo in questa pagina dimostra come il dato sulla triplicazione della popolazione carceraria abbia un?attendibilità limitata al periodo di osservazione. La deduzione che alla radice del fenomeno ci sia l?indulto è quindi prevenuta. Opportuna anche la premessa di Pisapia che, ricordando le parole del presidente Napolitano nella recente visita al carcere romano di Rebibbia, sostiene che «l?indulto è stato un provvedimento necessario, dettato dalle condizioni di invivibilità dei nostri istituti, e non una misura finalizzata a ridurre i tassi di criminalità». Al contrario un?analisi più pertinente dei dati dimostra che benché non fosse un suo obiettivo, proprio il provvedimento di clemenza ha frenato l?escalation di criminalità.

«Normalmente chi esce dal carcere sette volte su 10 torna a delinquere, la recidiva degli indultati si è invece attestata al di sotto del 20%», nota Pisapia. A questo bisogna aggiungere che la metà dei 26.283 detenuti che in questi otto mesi hanno riguadagnato la libertà «sarebbero usciti per decorrenza dei termini». Quindi se la croce va gettata su questo campione, la legge sull?indulto darebbe stata comunque ininfluente. E ancora. Pisapia cita come testimone il gran capo della Polizia di Stato, Giovanni De Gennaro che recentemente in Parlamento ha spiegato come, a fronte di un incremento delle rapine, siano diminuiti i reati di microcriminalità. «La stragrande maggioranza degli indultati stava scontando pene relative proprio a questo genere di reato: scippi, violazione della normativa sull?immigrazione e piccolo spaccio. Niente a che vedere con le rapine, legate, per lo più, alla criminalità organizzata».

Lungi da Pisapia però sottostimare l?esigenza di sicurezza: «è una domanda reale a cui va data una risposta». I patti Viminale-sindaci per esempio? «Mi sembrano una buona idea, a patto che si punti esclusivamente sulle forze dell?ordine». La sicurezza infatti per l?avvocato milanese va intesa non solo in senso privatistico e repressivo. «La sicurezza sociale e quella sul lavoro fanno parte dello stesso concetto».

Proposte? «Affiancare al vigile di quartiere, un poliziotto, un assistente sociale e un assistente sanitario, in modo da creare quelli che io chiamo ?gruppi di controllo e sostegno di quartiere?». E l?indulto? « è stata un?occasione persa. In quel momento si doveva cogliere l?attimo per riforme più strutturali, come quella dell?ordinamento penale, che invece oggi il governo Prodi, malgrado il sostegno del Guardiasigilli, sta mettendo in un angolo, come se un sistema meno feroce sulla carta, ma più efficiente nella pratica non avesse niente a che fare con la sicurezza dei cittadini».


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