Sostenibilità

L’Italia esce dal Fondo Ppiaf della Banca Mondiale

La decisione annunciata oggi dalla Sentinelli. Il motivo? Il Fondo facilita i processi di privatizzazione dell'acqua

di Paolo Manzo

La vice ministra degli Esteri con delega alla cooperazione, Patrizia Sentinelli, ha deciso di ritirare la partecipazione italiana al Ppiaf, un fondo della Banca Mondiale che facilita i processi di privatizzazione dell’acqua. ”La tutela dei beni comuni ambientali, in particolare l’acqua e’, per i suoi stretti legami con la lotta alla poverta’, un tema fondamentale delle politiche di cooperazione internazionale. Per questo motivo ho ritenuto urgente e necessario ritirare la partecipazione della cooperazione italiana alla Public-Private Infrastructure Advisory Facility (PPIAF) fondo della Banca mondiale che ha tra i suoi obiettivi, anche, la facilitazione dei processi di privatizzazione dell’acqua”, ha detto la Sentinelli in un messaggio di saluto inviato al Forum Alternativo che si riunisce oggi all’Aja in Olanda in contemporanea al Forum ufficiale della PPIAF e che racchiude oltre 130 associazioni della Societa’ Civile provenienti da 48 paesi. ”Sono convinta che i fondi destinati all’aiuto pubblico allo sviluppo -si legge nel messaggio della Viceministra Sentinelli- debbano garantire la diminuzione della poverta’ intesa come miglioramento reale delle condizioni, di vita e sociali, delle persone e delle comunita’. L’accesso all’acqua, la sua tutela, il suo uso, la sua gestione, sono parte integrante di questo obiettivo. L’acqua non e’ una merce e dobbiamo lavorare per sottrarla alle logiche della privatizzazione. Ritengo necessario sostenere una riflessione internazionale sulle conseguenze negative dei processi spinti di privatizzazione in settori cosi’ delicati e che riguardano beni comuni. “Per questo -aggiunge Sentinelli nel messaggio- ho ritenuto opportuno ritirare la partecipazione della cooperazione allo sviluppo italiana al PPIAF. Mi auguro che questo segnale politico contribuisca, insieme a quello di altri governi quali ad esempio la Norvegia, a riaprire la discussione internazionale su questi temi. In questo quadro -si legge nelle conclusioni- spero di trovare l’apertura di molti anche su un obiettivo su cui sto lavorando e cioe’ quello di arrivare ad una dichiarazione universale dell’acqua come diritto umano nel quadro delle Nazioni Unite”.


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