Politica

Dove la General Motors è già di casa. E’ Termoli o Detroit?

Fiat. In Molise, per vedere come sarà. E' l’unica fabbrica italiana della Joint venture costituita dal gigante Usa e dagli Agnelli due anni fa. Ci lavorano più di 3mila operai.

di Ettore Colombo

Gli americani sono sbarcati, a ?Termoli, Molise? , unico porto di una regione tutta rannicchiata sui monti e di appena 300 mila abitanti, ben due volte. La prima fu nel 1944 e non se lo ricorda nessuno, ma si trattò del primo sbarco anfibio nella storia della Seconda Guerra Mondiale. Di fatto, le prove generali della Normandia, su scala ridotta, ovvio. La seconda è più recente e risale al 13 marzo 2000, data dell?accordo tra Fiat e General Motors che ha dato vita alla società Fiat-Gm Powertrain: 23.800 dipendenti, 17 stabilimenti sparsi per il mondo. Quartier generale Torino, società a capitale misto (50% Fiat, 50% Gm), cda e manager in comune. Morale (tagliata con l?accetta): alla Fiat Auto ? quella degli Agnelli, quella che ?ha fatto l?Italia? ? restano in mano le carrozzerie, cioè l?assemblaggio di lamiere, telai, porte, ruote e quanto avanza. Succede a Termini Imerese, appunto, in via di smantellamento, a Pomigliano d?Arco, semi-morta, Cassino, Mirafiori (carrozzerie), Arese (idem per le carrozzerie e idem pure per lo stato di coma). Termoli, invece, come tutti i comparti motori e cambi che vengono prodotti a Mirafiori (Torino), ma anche ad Arese (Milano), a Pratola Serra (Avellino) e a Melfi (Basilicata), fa parte di Fiat-Gm. L?annuncio che, entro il 2004, Fiat Auto potrebbe vendere l?80% delle quote proprio alla General Motors vorrebbe dir al mondo che sì la Fiat è sull?orlo del baratro, ma gli americani la salveranno? Arrivano i nostri? Nel dubbio, siamo andati a dare una controllatina dove i nostri sono già arrivati. Lo stabilimento molisano oggi dà lavoro a 3.100 persone (comprese quelle impiegate nella cosiddetta ?terziarizzazione?) e ad altre duemila persone che gravitano nel mercato dell?indotto. Dietro i cancelli di contrada Pantano Basso, ai bordi Est di Termoli, si aprono alla vista ? e più difficilmente alle visite ? tre capannoni enormi: Termoli 1, la prima nata (nel 1982), che continua a produrre cambi; Termoli 2, costruita tra il 1982 e il 1984, dove si fanno motori (gli storici Fire a 8 valvole) e Termoli 3, dove dal 1996 è attiva la produzione di motori Fire nuovissimi, a 16 valvole. Operaio Clemente L?occupazione schizzò dai 2400 occupati degli anni Settanta ai 3200 della metà degli anni Ottanta, per ridiscendere ai livelli attuali (terziario compreso). Esauriti i contratti interinali e non rinnovati quelli formazione lavoro, incentivati i prepensionamenti, la Fiat di Termoli non assume più nessuno e, da giugno, 140 operai e 10 quadri sono in mobilità. Il clima generale è d?incertezza mista a paura. Il pericolo non è imminente, ma si respira palpabile e già da mesi. Dopo Fiat Auto, verrà presentato il piano di ristrutturazione anche per Fiat-Gm Powertrain. è solo questione di tempo. E farà male. Clemente Carmelio ha 34 anni, è fidanzato, lavora alla manutenzione ed è in Fiat dal 1994, quando tutti i sindacati firmarono un accordo che fece epoca: introduceva il turno lavorativo di sei giorni su sette (sabati e domeniche compresi) e prevedeva anche quella che, in gergo, si chiama ?ribattuta?: ogni settimana di turno notturno te ne capita un?altra subito dopo. Un bel vivere, non c?è che dire. Dietro la promessa di nuove assunzioni e grandi investimenti, gli operai prima lo rifiutarono, poi lo accettarono. Oggi i sindacati interni, Fiom in testa, che pure lo avallò, chiedono di ridiscuterlo. I Cobas lo rifiutano e basta. In Fiat il clima non è dei migliori, per chi vuole fare attività sindacale: «Con noi stanno quelli che hanno subito soprusi da parte dell?azienda, gli esclusi, gli emarginati». Parlare con Clemente è complicato perché i macchinari alle sue spalle fanno un rumore infernale, ma a malincuore riconosce che la fabbrica è desindacalizzata e gli operai apatici, frustrati: «Qui quasi nessuno crede nel sindacato, allignano disinteresse e rassegnazione. Che è molto peggio». Lo sciopero indetto venerdì scorso in tutto il gruppo Fiat, a Termoli è stato un flop clamoroso, la Fiom è debole, gli altri pure. Nei mesi scorsi, sono stati ritrovati molti volantini Br. La paura mette paura. Caposquadra Filippo Filippo Monaco, 41 anni, sposato con tre figli, viene da Capracotta, uno dei 131 paesini del Molise: «L’azienda termolese rappresenta, da sola, il 10% dell?economia molisana. La mobilitazione è scarsa, la gente non partecipa. Poi, certo, ci sono i convegni, gli appelli, i discorsi. Chiacchiere e distintivi». Quello di Monaco, caposquadra alla lavorazione motori a 16 valvole, è una Quercia: è consigliere comunale dei Ds e la Fiat la studia, oltre che lavorarci. «Il vanto di Termoli, il motore Fire 1600, quello della fabbrica integrata e del just in time, dove hanno tutti la tuta uguale, nuova di zecca, non ha mai sfondato: tecnologia troppo avanzata, forse. Costa di più ed è poco appetibile sul mercato. Resterebbe il Fire a 8 valvole, ma da quando c?è la GM lo possono fare dove vogliono: ad Aspern, in Austria, ad esempio, stabilimento gemello di Termoli. Tecnologia diversa, ma prodotto identico». «Bella globalizzazione», sorride tristemente Monaco: «entri in competizione con quelli del tuo gruppo, dalla Fiat-Gm brasiliana, dove la manodopera costa poco, a quella polacca, che fa i diesel». Sindacalista Tommaso Persino Tommaso Esposto, 42 anni, rappresentante sindacale del Fmisic, una moglie e una figlia, ma soprattutto un quadro, responsabile della manutenzione e iscritto a un sindacato aziendalista, spiega pacato che «agli americani che ho e mi tengo, preferirei gli italiani, meno lontani da qui. Pare chi i nuovi motori per le piccole cilindrate li faranno dai nostri gemelli austriaci, ad Aspren. Possono persino montare Fiat su Opel, tanto è sempre roba loro. Certo, il motore ad 8 valvole è affidabile e a massimo regime, ma per quanto tempo ancora? La nostra vera speranza resta il nuovo motore a 14 valvole, previsto nel piano 2003-2006, ma certo è che se la Fiat avesse investito nella ricerca come ha fatto per la Ferrari, forse ora ci sentiremmo tutti meglio». Perché forse, nemmeno a Termoli, Molise, quello che va bene per la Fiat-Gm va bene per l?Italia.


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