Politica

Modello pan, le regioni a confronto

Il Consorzio Pan al suo primo tavolo interregionale

di Redazione

A tre anni dalla nascita, il Consorzio Pan fa un bilancio: sono 6.136 i posti creati e 1.440 le persone occupate. Il consorzio oggi è grande abbastanza per confrontarsi con gli altri: anche questo è elemento di qualità. E nel suo primo tavolo interregionale scopre che in Emilia Romagna hanno esportato alla scuola materna il ?coordinatore pedagogico?: un?idea per armonizzare meglio le strategie educative.

Asili nido: la scommessa di Pan era di creare 5mila nuovi posti in tre anni. Scommessa vinta, perché dal marzo 2004 i bimbi che hanno trovato posto nei 230 asili nati sotto il marchio Pan sono 6.136. Accanto a loro c?è anche un piccolo esercito di educatori, 1.440 per la precisione: un?altra scommessa vinta, perché secondo la filosofia di Pan la tutela dei diritti dei bambini va di pari passo con la tutela dei diritti dei lavoratori. Soprattutto in un settore come quello dell?educazione, dove prima di essere un buon educatore ci vogliono 5 o 6 anni di esperienza. I dati sono stati presentati da Claudia Fiaschi, vicepresidente del Consorzio Pan, nel seminario Qualità per crescere, che ha accompagnato una due giorni di formazione degli iscritti di Toscana ed Emilia Romagna.

«Qualità non è solo avere strumenti di valutazione e un manuale comune, che garantiscano la qualità delle strutture, un buon equilibrio tra qualità e prezzo e definiscano i programmi didattici», spiega la Fiaschi. «Nella qualità rientrano tanti altri elementi: puntare forte sulla formazione professionale o fare una valutazione seria del piano d?impresa, perché il servizio che muore dopo un anno non è di qualità e non deposita professionalità. L?altro elemento è lo scambio di esperienze». È per questo che la due giorni di Firenze è stata organizzata, per la prima volta, come un tavolo di confronto interregionale, in cui sia gli operatori sia le istituzioni sono state chiamate a confrontarsi sulle strategie operative e di marchio e sulle politiche sociali a favore dell?infanzia.

«Un confronto importante», dice la Fiaschi, «gradito anche dagli interlocutori istituzionali. Oggi da una regione all?altra c?è una certa disparità nella tutela dei diritti dell?infanzia e serve una regolamentazione a tutela di essi. D?altra parte però le politiche attuative sono alcune peculiari del territorio, altre facilmente esportabili. In questo tavolo, per esempio, l?Emilia Romagna ha lanciato l?idea interessante del coordinatore pedagogico alle scuole materne, in collegamento con quello del nido». Il coordinatore pedagogico è una figura-pivot che coordina le insegnanti e garantisce l?armonia del progetto educativo: oggi c?è nei nidi ma non sempre nelle scuole dell?infanzia. L?Emilia Romagna è la prima Regione ad aver sperimentato questa figura anche alla materna, formando una équipe di coordinatori e mettendola a disposizione delle scuole che ne fanno richiesta. Un modo per attutire la cesura che spesso si crea tra nidi e scuole dell?infanzia, con un brusco passaggio da un?impostazione pedagogica all?altra e, per la Fiaschi, «un modo per rispondere a un bisogno forte sia dei bambini sia delle insegnanti, una prova della capacità delle istituzioni di essere fluide e rispondere ai bisogni».


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