Formazione

Morti evitabili: sono una ogni 5

I dati presentati oggi nel nuovo Atlante ERA. E ogni anno gli uomini perdono 23 giorni vita e le donne 12 per cause evitabili.

di Sara De Carli

L’indicatore appositamente progettato per il nuovo Atlante ERA è “giorni perduti per cause evitabili pro-capite” (0-74 anni) che fa riferimento al tempo di vita perso, utilizzando come traguardo non raggiunto la speranza di vita, distinta per genere, al netto dei decessi per cause evitabili. Era ha così stimato che nel nostro Paese si siano persi mediamente circa 23 giorni di vita l’anno per gli uomini e 12 per le donne: numero apparentemente piccolo, in quanto valore medio riferito a decine di milioni di persone, ma che esprime oltre 300mila casi di morte evitabile avvenuti dal 2000 al 2002.

Diminuiscono in Italia i decessi per mortalità evitabile, sia tra gli uomini che tra le donne: si passa dagli 83.600 decessi tra gli uomini di età inferiore ai 75 anni nel 1996 a 71.200 nel 2002, con un decremento del 15%; tra le donne si ha un’analoga riduzione (del 16%) che ha portato dalle 42.700 donne decedute per cause evitabili nel 1996 a un valore di 36.000 nel 2002. In sette anni, dunque, sia per le donne che per gli uomini il numero di morti evitabili è sceso in media di uno ogni sei. E’ quanto emerge da “ERA- Atlante 2007- Mortalità Evitabile per genere ed USL”, il volume presentato all’ISS nel corso di un convegno, frutto di una proficua collaborazione interdisciplinare e inter-istituzionale tra l’ISS, l’Università di Tor Vergata, l’ISTAT, il Ministero della Salute e la Nebo Ricerche Pa.

Nonostante negli ultimi anni la situazione della mortalità evitabile stia costantemente migliorando, ancora nel 2002, una persona deceduta ogni 5 di quell’anno aveva meno di 75 anni e la sua causa di morte era fra quelle che la letteratura scientifica riconosce come comprimibile con politiche pubbliche adeguate. Solo per fare alcuni esempi, sono contrastabili: le morti per tumore al polmone, attraverso una lotta al tabagismo, quelle per tumore al collo dell’utero, con la diffusione di screening per diagnosi precoce, quelle per infarto, attraverso uno spettro di azioni vasto, che va dagli interventi sugli stili di vita al miglioramento della diagnostica e della cura, alla tempestività dei soccorsi.

Una polarizzazione geografica è particolarmente evidente per la mortalità evitabile degli uomini: tutte le regioni del nord del Paese hanno valori più elevati della media nazionale, ad eccezione della Liguria mentre al Sud la Campania e la Sardegna sono le regioni meridionali con i valori più elevati. Nella mortalità evitabile femminile, invece, si ha una situazione più articolata: tre delle quattro regioni del Centro Italia (Umbria, Marche, Toscana) hanno i valori più bassi, mentre il Lazio si segnala sopra la media nazionale; fra le regioni meridionali, in generale, con valori ridotti di mortalità evitabile, si notano le eccezioni di Sicilia e Campania.


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