Famiglia

NewGlobal chi sei? I protagonisti di Firenze

Tutti ne parlano ma quanti li conoscono?. Interviste a Marco Bersani, leader di Attac, Colleen Kelly, delle famiglie dell'11/9, Luigi Bobba, presidente Acli

di Ettore Colombo

Tutti ne parlano ma quanti li conoscono?Un?indagine li presenta sotto una luce sorprendente. Poco più della metà si definisce di sinistra, ma quasi il 40% rifiuta etichette politiche. L?anticapitalismo è un valore solo per l?11%. E quasi il 50% ha una laurea in tasca… Oddio, arrivano i new global. Ma chi saranno mai? I nuovi Unni pronti a calare su Firenze? Marziani in gita fuori porta? Vecchi stalinisti sotto mentite spoglie? Anti global tutti casa e Chiesa? Il numero di studenti (la metà, all?incirca) è alto, quello dei lavoratori intellettuali anche, ma non mancano precari e disoccupati. I livelli di istruzione, poi, sono altissimi: l?89,9% dei non studenti ha almeno un diploma, il 48% degli interpellati ha una laurea. Insomma, «la natura del movimento è interclassista, con forte presenza di ceti medi e ruolo centrale degli studenti». Anche sul piano generazionale non mancano le sorprese: a differenza che nel recente passato, a Genova sono presenti in massa ventenni e trentenni. Aree politico-culturali tre e ben note: sinistra, cattolici, centri sociali, ma tutte «internamente eterogenee» mentre l?unico dato davvero comune è il patrimonio di solidarietà radicato in appartenenze multiple ad associazioni di vario tipo: il 41% partecipa ad associazioni di volontariato sociale, il 24% ambientaliste, il 32% a ong, il 35% ai centri sociali. Per comunicare i manifestanti utilizzano molto internet (62%), ma non rifuggono dai media tradizionali. Soprattutto hanno un modo articolato di concepire la globalizzazione: le esigenze più sentite sono di una partecipazione democratica e consapevole (40,8%), di lotta alla distribuzione diseguale della ricchezza, promozione dei diritti (37%), ecopacifismo e valori etici (29%). Solo il 16,2% ce l?ha con il neoliberismo e l?11,2% è anticapitalista. Non per questo non votano: il 54% di loro si sente vicino alla sinistra, ma ben il 17,9% si dichiara «cane sciolto». Rifondazione è molto quotata, ma non perché «comunista». Non a caso, dalle Acli alla Cisl, da Lilliput alla Tavola della pace, molti vecchi e nuovi new global magari votano persino Udc, ma ieri erano a Genova, oggi sono a Firenze. Ps. Vi abbiamo (parzialmente) ingannato. I dati citati sono tratti da un libro edito da Laterza, un libro di cui si è parlato troppo poco: s?intitola Global, new global, no global e, curato dagli studiosi Andretta, Della Porta, Mosca e Reiter, analizza con cura e con molti numeri ?il movimento?. di Ettore Colombo Noi minoranza? Macché. Intervista a Marco Bersani La maggior parte degli italiani è contro la guerra, e nello specifico contro la prossima guerra in Iraq. Bene, credo che questo sia dovuto innanzitutto a una legittima sensibilità etica». Cioè non è vero che le posizioni rappresentate a Firenze riguardino una minoranza. Ne è convinto Marco Bersani, membro del consiglio nazionale di Attac Italia e rappresentante dell?associazione all?interno del Forum sociale europeo. Vita: Davvero il movimento non riguarda la coscienza di una minoranza? Marco Bersani: Da un’indagine dell?Università di Firenze sul ?dopo Genova?, è risultato che il 65% degli italiani è d?accordo sull?importanza dei temi presentati dal Social forum, ma il 55% «ha paura del movimento». Lasciare fuori la paura è fondamentale: sia per rispondere a quel 55%, sia per attaccare realmente, e non sul piano dell?ordine pubblico, un governo cui ciò che fa veramente paura sono le proposte, i nostri contenuti. Vita: I contenuti dunque: 3 giorni di dibattiti, 150 seminari, 260 workshop. Ma qual è il contenuto unificatore? Bersani: Al centro di questo Social forum ci sono tre temi principali: guerra e pace, immigrazione e la questione privatizzazioni. Vita: E l?immigrazione? Bersani: La situazione dei migranti rappresenta il paradigma del futuro cittadino europeo. Su di essi si sta sperimentando un nuovo modello di lavoratore. La legge Bossi-Fissi in realtà ha trasformato il permesso di soggiorno in contratto di soggiorno. Vita: In concreto? Bersani: Bisogna ripensare lo Stato sociale, negli ultimi decenni sistematicamente ridotto. Diventano molto importanti progetti come il bilancio partecipativo. Penso cioè a un?economia pubblica partecipata. Il problema a questo punto è che se l?economia che intendiamo gestire, come ad esempio il piano regolatore o l?acquedotto di una città, viene privatizzata, vengono a mancare i campi su cui è possibile un?amministrazione pubblica partecipata, proprio perché quei campi non sono più pubblici. di Riccardo Bagnato L?America ci è vicina. Colleen Kelly, delle famiglie dell?11 settembre Colleen Kelly fa l?infermiera in una scuola di New York. Ha perso il fratello minore nell?attacco al World Trade Center ma ha resistito al desiderio di vendetta e ha invece fondato Peaceful Tomorrows, l?associazione delle vittime degli attentati, facendo incontrare i familiari delle vittime con le famiglie afghane a Kabul, dopo la guerra. Anche lei è al Forum sociale europeo, ospite della Tavola della pace e della rete di Lilliput, e aprirà il seminario dedicato all?Europa e all?Onu dei popoli. Vita: Quale messaggio porta dagli Usa? Colleen Kelly: Che anche in America ci sono persone convinte che esista una risposta non violenta al terrorismo. Peaceful Tomorrows, la scorsa settimana, ha organizzato a Washington un corteo contro l?intervento armato in Iraq con 100mila manifestanti. Se penso a come era difficile parlare di pace , dopo gli attentati… Vita: L?opinione pubblica è schierata con Bush per una nuova guerra in Iraq? Kelly: Sempre meno, ogni giorno che passa. A settembre, secondo i sondaggi, il 64% era favorevole a un attacco. La scorsa settimana si era scesi al 54. Ma alla domanda se si è d?accordo a un attacco unilaterale, l?adesione cala al 27. Anche per l?opinione pubblica americana, molto dipenderà da come il Consiglio di sicurezza dell?Onu risponderà alle richieste del nostro governo. In ogni caso, molti americani pensano che Saddam Hussein non abbia nulla a che fare con l?11 settembre. Ma la loro opinione potrebbe non essere determinante. Vita: Cosa glielo fa pensare? Kelly: Meno di un mese fa abbiamo contattato 70 uffici di rappresentanti al congresso. Nessuno di questi ha detto che la maggioranza delle telefonate ricevute dagli elettori fosse a favore della guerra in Iraq. Malgrado questo, i rappresentanti al congresso hanno votato a favore della risoluzione del presidente Bush. Vita: Forum sociale europeo e i cortei pacifisti in Europa sono vissuti negli Usa come antiamericani? Kelly: Non ho mai sentito questo genere di lamentale, anche se devo ammette che negli Stati Uniti non si sa quasi nulla né dei Forum né delle manifestazioni pacifiste. I media più importanti ignorano queste notizie. Pochissimi negli Usa sanno del grande sciopero inglese per la pace. Vita: Cosa si aspetta dal Forum sociale europeo? Kelly: Che si creino legami tra europei e americani che non credono nell?uso della forza neanche per rispondere alle minacce né per risolvere le nostre paure. di Barbara Fabiani Hanno un padre, La Pira. Luigi Bobba, presidente delle Acli Parlare di pace e giustizia a Firenze? Come non ricordare Giorgio La Pira, il ?sindaco santo?, l?uomo che, negli anni 50 e 60 fece della città una capitale di pace, dialogando con Krushev , Ho Chi-Minh e con i Paesi del Mediterraneo! Luigi Bobba ne raccomanda la figura a tutti quelli che parteciperanno al Forum sociale europeo. Vita: Bobba, perché? Luigi Bobba: Perché nei suoi gesti c?è stata un?anticipazione delle istanze che questi movimenti portano: sviluppo equo, giustizia, pace. Questo essere visionario ma anche estremamente realista (perché l?uomo era un tessitore di pace), questo saper tirare avanti malgrado la contrarietà, rappresentano oggi una lezione preziosa. Vita: Cos?è ancora attuale? Bobba: L? insistenza di La Pira sul peso e sul ruolo degli organismi internazionali. Basta riprenderne i discorsi. Oggi parliamo di Onu dei popoli, lui, 40 anni fa, teorizzava le Nazioni Unite delle città. Vita: E la pace? Bobba: Era convinto che fosse un?arma tutt?altro che spuntata. Un?idea concreta di pace, fatta di confronto continuo, pratico. Un?antidoto al ciecopacifismo di cui parla oggi Adriano Sofri. Vita: Era un pacifista che comunque non accettava di starsene quieto a casa sua… Bobba: Esattamente, sapeva attraversare i confini che, come dimostrarono i viaggi a Mosca e ad Hanoi, e gli incontri con leader comunisti dell?epoca, non erano semplicemente geografici. Uno sguardo profetico che può dare a questi movimenti la possibilità di non unirsi semplicemente su dei ?no? ma di unirsi sui contenuti. Vita: Sì, ma la Pira era un cattolico. Uno che chiedeva alle claustrali di pregare per la pace. Il movimento invece è plurale… Bobba: Fu un cristiano integrale, uno che non nascose mai la lampada sotto il moggio. Ripensarlo, per noi cattolici, significa tornare necessariamente alla nostra identità. Ma attenzione, quella di La Pira fu sempre un?identità dialogante, quella di un uomo capace di fare del confronto un vero programma. Tranquilli, non c?è nessun rischio egemonico. di Giampaolo Cerri


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