Famiglia

Donne: Telefono rosa, più della metà non denuncia le violenze

L'associazione ha presentato oggi i risultati di uno studio

di Redazione

Il 38%delle donne laziali tra i 16 e i 70 anni ha subito una violenza fisica o sessuale. Tra queste, il 16% e’ stata maltrattata negli ultimi tre anni. Piu’ della meta’ delle donne violentate, infine, non denuncia il maltrattamento avvenuto. Sono solo alcuni dei numeri che emergono da ‘Il fenomeno della violenza sulle donne: un approfondimento sulla situazione del Lazio’, l’indagine di Telefono rosa presentata oggi a Roma e condotta attraverso sondaggi esclusivamente telefonici, nelle provincie di Viterbo, Latina, Rieti e Frosinone, e interviste sia telefoniche che on line, nella provincia di Roma.

La ricerca e’ stata realizzata attraverso la sponsorizzazione dell’assessorato alle Politiche sociali della Regione Lazio e alla presidenza della commissione regionale alla Sicurezza. Lo studio, condotto dall’istituto Publica res su un campione di 1.100 donne residenti nella regione, mette in luce diversi aspetti legati alla violenza di genere e conferma il dato gia’ reso noto dall’Istat e dallo stesso Telefono rosa nei gironi scorsi. Il Lazio, insieme all’Emilia Romagna, e’ il primo nella triste lista delle regioni con il maggior numero di violenze sulle donne. Violenze che possono essere fisiche, sessuali o psicologiche, che si presentano spesso tra le mura domestiche ma anche sui luoghi di lavoro.

Un dato in aumento che, pero’, viene letto anche come il segnale di una maggiore consapevolezza da parte dell’universo femminile, secondo le parole dell’assessore alle Politiche della scuola della Provincia di Roma, Daniela Monteforte. “La donna e’ piu’ sola – ha sottolineato Daniela Monteforte durante la presentazione dell’indagine di Telefono rosa – La maggiore consapevolezza femminile non ha portato a una consecutiva rottura con gli stereotipi sociali”. Il riferimento e’ al dato emerso in relazione alle principali cause di abusi, secondo il parere delle donne. Il 7 per cento delle intervistate, infatti, ha rintracciato nell’atteggiamento femminile troppo indipendente e disinibito una delle origine degli episodi di violenza

“La donna non denuncia perche’ si sente sola, pensa che i suoi diritti non siano tutelati” ha commentato Paola Matteucci, capo equipe delle psicologhe che hanno condotto l’indagine per Telefono rosa. Secondo la Matteucci “e’ preoccupante la percentuale di donne che giustifica questi atti” ma, allo stesso tempo “e’ importante l’emergere delle denuncie per violenze psicologiche, segno che la societa’ ha ammesso l’esistenza di questo tipo di abuso”. Una particolare attenzione alla caduta del governo, e all’interruzione degli iter legislativi avviati e’ arrivata dalle parole di Luisa Laurelli, presidente della commissione Sicurezza della Regione Lazio. “Finalmente – ricorda Luisa Laurelli – le norme contro il fenomeno dello stalking erano stato inserite nell’agenda politica. Con l’attuale stato del Parlamento, invece, ne viene bloccata anche l’approvazione”. Gli atti persecutori sono stati piu’ volte ripresi dalla presidente della commissione regionale, che ha sottolineato come “le forze dell’ordine devono adeguare le modalita’ di intervento. Molti omicidi non avverrebbero se le denuncie per persecuzione venissero prese nella giusta considerazione”.

Quest’anno cade il 100enario della festa dell’8 marzo. Anche il Telefono rosa celebra una ricorrenza, con 20 anni di attivita’ alle spalle e ancora molto lavoro davanti. I maltrattamenti rimangono, nel mondo, la prima causa di morte per le donne tra i 16 e i 44 anni. Per sensibilizzare la popolazione verso il fenomeno della violenza di genere Telefono rosa ha annunciato oggi la ‘giornata rosa’, un’iniziativa che si terra’ tra maggio e giugno e che servira’ a divulgare i dati presentati oggi a Roma. Anche Viterbo, Latina e Rieti, infine, saranno coinvolte tra le tappe di presentazione dell’indagine, come anticipato in chiusura di conferenza da Lauisa Laurelli. Le tre provincie sono ancora prive di qualsiasi struttura assistenziale dedicata alle donne vittime di violenza.
Per il 17 per cento delle intervistate, la tendenza al maltrattamento e’ insitanell’indole maschile, mentre la paura rimane il primo motivo (nel 28 per cento dei casi) per cui una vittima continua a convivere con un uomo violento. Anche il timore di provocare un trauma ai figli (22 per cento delle intervistate) viene indicato tra le principali ragioni della mancata rottura con il compagno. Tra i luoghi dove vengono abitualmente perpetrati atti di violenza spiccano i mezzi pubblici che, nel 47 per cento dei casi, fanno da scenario a questo genere di episodi. L’indagine prende in considerazione le tre faccie del maltrattamento – sessuale, fisico e psicologico – e le diverse modalita’ con cui si presentano.

Significativo e’ il dato sugli autori degli abusi: il 57 per cento delle violenze sessuali vengono attuate da un estraneo, mentre il 22 per cento degli abusi psicologici e il 34 per cento di quelli fisici avviene ad opera di mariti o compagni. Secondo le intervistate, il metodo piu’ efficacie per debellare il fenomeno e’ l’inasprimento delle pene ma, allo stesso tempo, piu’ della meta’ delle vittime non sporge denuncia. Gli amici e i familiari vengono visti come le uniche persone con cui parlare del maltrattamento subito mentre, a livello istituzionale, sono i centri d’ascolto a primeggiare tra i luoghi dove cercare conforto. Il 20 per cento delle donne decide di rivolgersi a loro invece che alle forze dell’ordine, scelte solo nel 13 per cento dei casi.


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