Formazione

Albergo diffuso, a salvi il villaggio

Gli alberghi diffusi hanno una loro “associazione di categoria”, l’Adi, nata anche per tutelare l’italianità di questo modello ospitale Info: Adi - tel. 0541.929777

di Chiara Cantoni

Garantisce i servizi dell?hotel, l?autenticità del bed and breakfast, l?autonomia del residence, il rispetto per l?ambiente dell?agriturismo, ma non è nulla di tutto ciò: si chiama albergo diffuso e rappresenta l?ultima frontiera della vacanza sostenibile, la formula italiana di ricettività turistica a sviluppo orizzontale, che valorizza antichi spazi abbandonati, senza stravolgere il contesto urbano con nuove e costose operazioni edilizie. Normalmente situato nel centro storico di un borgo o di un piccolo paese, prevede un numero variabile di unità ospitali, vicine (entro un raggio di 200 metri), a conduzione unitaria.

«Abbiamo inteso raccogliere l?eredità delle antiche locande e taverne», spiega il professor Giancarlo Dall?Ara, mente del modello Ad. «Un?ospitalità tutta italiana, che fa da giusto contraltare alle numerose forme recettive importate dall?Europa e dall?America. Offre l?intera gamma dei servizi alberghieri – reception, ristorazione, animazione, spazi comuni, assistenza – dislocati in edifici diversi seppur vicini, in un contesto urbano di pregio, a contatto con i residenti e la vita culturale del luogo». Le unità ospitali, ricavate da spazi preesistenti e non appositamente progettate per turisti, mantengono le strutture architettoniche originarie.

Insomma, l?albergo diffuso c?è ma non si vede. Piuttosto, si vive, con l?obiettivo di offrire un?esperienza legata al tessuto socioculturale del luogo.

«Secondo l?Istat, su 8mila comuni italiani, 5mila sono a rischio di estinzione per calo demografico», spiega Dall?Ara. «La nostra proposta, quindi, è anche un progetto di sviluppo locale sostenibile, mirato a prevenire lo spopolamento dei borghi». Le modalità di tale integrazione sono le più disparate: «Gli alberghi diffusi, una trentina in Italia, possono assumere un tema che caratterizzi la loro proposta. Grazie alla creatività dei gestori – privati, associazioni, cooperative – divengono il cuore culturale e il motore economico di borghi a rischio». A Santulussurgiu, ad esempio, nell?oristanese, è nato Sas Benas, primo albergo diffuso musicale: molte stanze si trovano nella vecchia casa della musica del paese, che conserva pregiati strumenti ottocenteschi e offre la possibilità di partecipare a concerti e laboratori a tema.


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