Welfare

Parla il pm “scaricato”. «così dilagano le cosche»

Poche settimane fa gli è stata tolta un’inchiesta chiave che stava coinvolgendo nomi illustri...

di Redazione

Massoneria deviata, politici corrotti e ?ndrangheta. In mezzo, 864 milioni di euro di finanziamenti provenienti dall?Unione Europea e destinati alla costruzione di decine di depuratori in Calabria, ma finiti nella mani di chissà chi. Niente di nuovo sotto il sole di Calabria, insomma. Questa volta però tutti gli ingredienti del malaffare sono finiti sulla scrivania di un pubblico ministero di Catanzaro, Luigi De Magistris, che ha messo in piedi un?inchiesta, battezzata Poseidone, in grado di portare alla sbarra nomi illustri della high society che regna in regione. Obiettivo? «Far luce sui gravissimi reati che hanno coinvolto politici, pezzi delle istituzioni, imprenditori e professionisti vari», si rammarica con Vita il giudice napoletano. A fine marzo infatti il procuratore capo di Catanzaro, Mariano Lombardi lo ha sollevato dall?incarico. Oggi Poseidone è a rischio insabbiamento. De Magistris però ha scelto di andare avanti: «Mi sono rivolto al Csm perché faccia piena luce sulla vicenda. Io intanto continuo a lavorare con lo stesso entusiasmo e senza farmi intimidire da nessuno». Una caparbietà tale da fargli guadagnare il credito della società civile locale che, da Libera al consorzio Goel, si è schierata al suo fianco.

Vita: Dopo il caso Poseidone, che giudizio dà dei suoi colleghi?
Luigi De Magistris: In magistratura in Calabria, come per la verità anche altrove, vi è un po? di tutto. Come anche per le altre professioni, vi è chi opera con coraggio, abnegazione, onestà, indipendenza da qualsiasi centro di potere, e chi, invece, risente fortemente, diciamo, di ?condizionamenti ambientali?. La magistratura in diverse componenti si è resa corresponsabile di un sistema di potere.

Vita: Chi difende i boss, avvocati d?ufficio o avvocati già affermati?
De Magistris: Professionisti di fama.

Vita: Si sente ancora di scommettere sul futuro di questa regione?
De Magistris: Sono molto preoccupato, soprattutto per l?isolamento istituzionale nel quale vengono lasciate le persone che vogliono una Calabria diversa e più pulita, ma anche ottimista, come sempre, altrimenti non continuerei a dedicare la mia vita a questo bellissimo lavoro.

Vita: L?omicidio Fortugno però risale a oltre un anno fa e il clima non sembra essere molto cambiato…
De Magistris: Se pensiamo al popolo calabrese penso che vi sia più consapevolezza della gravità della situazione, grazie anche ad importanti iniziative giudiziarie, al meritorio ruolo di alcune inchieste giornalistiche ed alla sensibilità di alcune associazioni e movimenti. Non è cambiato sostanzialmente nulla invece sul versante della volontà politica di arginare la criminalità organizzata con tutte le sue ramificate collusioni. Ascoltiamo molte belle chiacchiere, ma chi è impegnato in prima linea non sente la solidarietà di chi dovrebbe concedere tutto il sostegno possibile. è sorprendente che si dica sempre che la ?ndrangheta è l?organizzazione mafiosa più pericolosa, forse addirittura nel mondo, e poi non si mettano nelle condizioni giuste la magistratura e le forze dell?ordine per contrastarla.

Vita: Come si alimenta questo sistema di potere?
De Magistris: Tutto ruota in gran parte attorno al denaro pubblico. Se si pensa ai finanziamenti arrivati in regione negli ultimi anni, questa terra, tenuto anche conto del numero non elevato di abitanti, avrebbe potuto rappresentare un gioiello di benessere per il Paese. Invece nulla, o quasi, vi è stato per il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione. I fiumi di denaro pubblico sono stati la più grande occasione, per la criminalità organizzata – e con questo termine non intendo solo la ?ndrangheta di tipo tradizionale – per produrre profitti enormi ed accrescere la sua capacità collusiva all?interno del ceto medio-alto della popolazione. Il controllo dei flussi di denaro, nelle mani di centri di potere, significa controllo dell?impresa e del mercato del lavoro. Controllo dei bisogni della popolazione. Controllo del voto e, quindi, voto di scambio. Il sistema che la classe dominante in Calabria ha creato in questi anni è bloccato e non ammette l?emancipazione del popolo calabrese, e quindi uno sviluppo forte e un?impresa libera.

Vita: Quanto è diffuso il fenomeno della massoneria deviata?
De Magistris: La massoneria deviata, che ha assunto forme differenti da quelle della vecchia P2, ha un ruolo criminale determinante. I poteri occulti in Calabria condizionano fortemente l?economia, la politica e le istituzioni.

Vita: Qual è invece lo stato di salute della società civile?
De Magistris: Seppur storicamente più sonnacchiosa rispetto a quella campana e siciliana, è in questi ultimissimi anni molto più sensibile rispetto al passato. Sono ottimista, bisogna dare voce alla gente, al popolo, alle persone più umili, ai lavoratori, agli operai, agli studenti, ai giovani: aiutarli a convincersi che se ognuno si impegna a fondo, senza paura di sporcarsi le mani, la Calabria potrà cambiare il proprio destino. In una terra in cui la Politica con la P maiuscola arranca, dove la cultura è sempre più da salotto, dove il mondo universitario non interviene, se non raramente, nel dibattito pubblico con riferimento al crollo etico di questa regione, bisogna saper creare forme di partecipazione democratica e di comunicazione sociale che siano anche nuove.

Vita: Perché nell?ultimo periodo la cooperazione sociale, spesso di stampo cattolico, con i suoi piccoli numeri è finita nel mirino della criminalità?
De Magistris: La Chiesa ha al suo interno voci che rappresentano dei punti di riferimento indiscussi, dei fari per il cammino di giustizia nella società. Tra questi, certamente, Giancarlo Maria Bregantini, Luigi Ciotti ed Alex Zanotelli sono alcuni degli uomini di fede più illuminati che non solo con le parole, ma soprattutto con quotidiane azioni concrete, testimoniano il percorso di amore e di giustizia che deve caratterizzare l?uomo nella vita terrena. Gli attentati dimostrano che la criminalità organizzata teme molto le iniziative della Chiesa, delle associazioni cattoliche e del mondo ricchissimo del volontariato. Teme la forza rivoluzionaria di un autentico percorso di fede che possa aiutare a formare le coscienze, cambiare le persone, offrire lavoro, dare alternative a chi sembra avere un destino già segnato, fare impresa in modo sociale attraverso le cooperative, destabilizzare i modelli criminali. Sono esempi che vanno sostenuti e non bisogna lasciare solo chi opera con questi modelli per cambiare la società.

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