Famiglia

Famiglia/ Il quoziente no. Gli assegni siano universali

Cioè non solo per i lavoratori dipendenti. «Non è vero che il governo abbia preso solo misure per le famiglie povere. Non è così che le sia aiuta»...

di Maurizio Regosa

Molti osservatori ritengono che le misure che il governo sta prendendo sono buone misure contro la povertà, ma che cosa diversa siano le politiche a favore della famiglia. Come replica, ministro Bindi?
Rosy Bindi: Che non è vero. Accanto a interventi di sostegno al reddito – necessari per adeguare i redditi più bassi al costo della vita – abbiamo promosso una serie di misure importanti per dare ?respiro? alle famiglie: il rifinanziamento e il rilancio delle norme sui congedi parentali; l?avvio del Fondo per le non autosufficienze; gli investimenti per creare 90mila posti negli asili nido; le misure di stabilizzazione del lavoro precario; il piano per la riorganizzazione dei consultori.

Vita: La questione famiglia ne contiene almeno altre due: quella femminile e quella giovanile. Come intende affrontarle?
Bindi: Le donne sono troppo spesso ai margini della vita pubblica, politica o economica. La conciliazione dei tempi della vita familiare con quelli di lavoro è fondamentale per consentire loro di soddisfare compiutamente ambizioni e desideri. Stiamo lavorando per aggiornare la normativa in merito e per incentivare le aziende a utilizzare le opportunità già previste dalla legge 53/2000. Ma è anche una questione di svolta culturale: bisogna capire che avere più donne al lavoro significa favorire la crescita del Paese. Per i giovani la difficoltà di mettere su famiglia dipende anche dagli ostacoli oggettivi: un politica per la casa e per il lavoro stabile sono due priorità che il governo ha cominciato ad affrontare con la Finanziaria e che ora intende perseguire con decisione.

Vita: Lei boccia il quoziente familiare. Però esiste un problema di redistribuzione orizzontale fra le stesse fasce di reddito?
Bindi: Il problema redistributivo esiste, ma nel nostro sistema fiscale il quoziente familiare finirebbe per premiare i redditi più alti e scoraggiare l?occupazione femminile. Proviamo ad invertire il ragionamento: a parità di numero di figli a carico sarebbe attribuito uno sconto fiscale maggiore alle famiglie con redditi elevati, mentre modesti o persino nulli sarebbero i vantaggi per la maggior parte di quelle con redditi medio-bassi. Il quoziente in realtà agisce sul grado di progressività del fisco. Siamo ben consapevoli, però, che c?è bisogno di un fisco più attento alla famiglia. Proprio per questo con la Finanziaria abbiamo potenziato il riconoscimento dei carichi familiari nell?Irpef introducendo un sistema di detrazioni che alleviano il peso dell?imposta in maniera proporzionale al numero dei figli a carico. Abbiamo inoltre rafforzato in maniera significativa gli assegni al nucleo familiare, avviando un processo di riforma che sarà completato nei prossimi anni. Anche grazie ai nostri interventi una famiglia con 20mila euro e quattro figli a carico non paga imposte e riceve 5.625 euro di assegni familiari, contro la situazione di una coppia senza figli che paga 2.900 euro circa di Irpef.

Vita: Come riformare gli assegni familiari?
Bindi: Aumentandone il valore e allargando la platea dei beneficiari. Già nei primi mesi dell?anno i lavoratori hanno potuto trovare in busta paga assegni più consistenti. Ora possiamo fare di più, anche grazie al buon andamento del gettito fiscale. Gli assegni, inoltre, cessano ai 18 anni del minore, mentre noi abbiamo inserito un primo beneficio per le famiglie numerose che hanno figli studenti o apprendisti in casa, e che ora continueranno a percepire l?assegno fino ai 21 anni. Ad oggi, però, sono solo i lavoratori dipendenti a percepire gli assegni. Noi pensiamo di fare in modo che gradualmente queste provvidenze debbano diventare universali.

Vita: C?è un aspetto culturale: la famiglia è ancora considerata in quanto è povera e bisognosa, invece che in quanto risorsa da valorizzare. È d?accordo?
Bindi: Fare il bene delle famiglie vuol dire fare il bene della società, vuol dire avere un?idea di crescita del Paese che coniughi sviluppo ed equità a partire dai bisogni reali della famiglia, in particolare di quelle più fragili. Non a caso per la Conferenza nazionale della famiglia che faremo a Firenze dal 24 al 26 maggio abbiamo scelto lo slogan Cresce la famiglia, cresce l?Italia. Per noi investire sulla famiglia significa non solo costruire un nuovo modello di welfare, più moderno, ma soprattutto ?a misura di famiglia?.


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