Cultura

Caritas: il servizio civile ha bisogno di un tagliando

Riceviamo e pubblichiamo l'intervento di don Giancarlo Perego a Civitas

di Redazione

Introduzione: tempi di vivacità e confusione nel servizio civile Il servizio civile in Italia vive un momento di vivacità per la ricchezza di interlocutori (Stato, regioni, comuni, associazioni, cooperative, enti religiosi?) e per il numero dei giovani che lo scelgono (nel 2006 almeno 120.000), ma al tempo stesso soffre di un momento di confusione, di contrapposizione, in riferimento all’identità, alla centralità dei soggetti beneficiari, alla definizione dell’accreditamento e alla destinazione delle risorse. Su questi temi cercherò di proporre alcune riflessioni e indicazioni per contribuire al dibattito. 1. L’identità del servizio civile: la scelta educativa Guardando alla storia del servizio civile nel nostro Paese, sia al servizio civile nazionale che internazionale, ma anche alla storia dell’educazione civica nel nostro ordinamento scolastico, che ebbe tra i maggiori protagonisti in politici come Gonella, Moro, Anselmi, credo si possa chiaramente identificare nella scelta educativa la frontiera su cui muoversi per una nuova identità del servizio civile. Fare del servizio civile una scelta educativa significa da una parte, attraverso la figura di un ‘tutor’, dare valore alla formazione alla responsabilità civile, all’interesse per il bene comune, alla partecipazione, alla convivenza civile – compito fondamentale dei piani formativi della scuola, – ma dall’altra accompagnare i giovani con lo stesso ‘tutor’ sul territorio, attraverso una realtà della società civile, a sperimentare la convivenza, l’interesse per le persone e le realtà del Paese e del mondo, le nuove relazioni. In questo senso il servizio civile, come scelta educativa, sceglie di sperimentare con l’aiuto della società civile la solidarietà. La solidarietà è la prima gamba del tavolo del servizio civile, proprio nella logica di alcuni principi fondamentali della Costituzione italiana. Fare esperienza di solidarietà significa costruire progetti di educazione all’incontro, alla condivisione; significa costruire esperienze con gli esclusi, ma anche di inclusione sociale, nella vicinanza con chi in città è l’ultimo, non ha pari opportunità, è solo, è segnato da un’emergenza. La seconda gamba del servizio civile è l’educazione alla difesa non violenta e non armata. Il rifiuto costituzionale della guerra ha bisogno di essere educato e sperimentato nella sua ragionevolezza. Collegandosi all’esperienza storica dei giovani del Sud dopo l’Unità, che nel 1861 si rifiutarono di prendere le armi, ai 500.000 giovani che durante la prima e la seconda guerra mondiale hanno fatto obiezione di coscienza, agli 800.000 giovani e testimoni che dal 1972 ad oggi hanno scelto una difesa alternativa della città, del Paese e del Mondo, il servizio civile vuole diventare opportunità di costruire e sperimentare storie di mediazione e di gestione dei conflitti sul territorio, storie di vicinanza a chi ha vissuto il dramma della guerra, consapevolezza politica e culturale concreta del ‘tu non uccidere’. Una consapevolezza politica e culturale che può ancora oggi può diventare scelta di obiezione di coscienza al termine del servizio civile. La terza gamba del servizio civile è offerta dall’educazione interculturale, dall’educazione al dialogo. Il mondo è in movimento – ogni anno 200 milioni di persone emigrano dalla propria terra, l’Europa è terra di incontri con popoli e religioni e persone diverse; l’Italia ha oltre 3milioni di immigrati di 200 nazionalità diverse; non solo: 1 milione e mezzo di persone ogni anno in Italia cambia città e regione. Dentro questo movimento e incontro di persone, il servizio civile condivide nella città e con la città un nuovo ‘laboratorio d’incontri’, che accompagna il nascere di una città nuova, sul piano sociale e culturale: che sappia incrociare culture diverse, incontrare nel 2010 almeno sei milioni di cittadini immigrati; nel 2050 aiutare l’incontro di famiglie, con 1 bambino su tre che ha genitori con una storia di migrazione. La quarta gamba del servizio civile è l’attenzione allo sviluppo, inteso non solo in senso economico, ma in senso integrale, attento cioè a tutte le dimensioni della persona e a tutti i popoli, soprattutto ai popoli che gridano la voglia di pace e il bisogno di pane e di salute. Un servizio civile attento alle culture, all’ambiente, ma anche alle esperienze internazionali: un servizio civile con un forte attenzione all’estero, al mondo. 2. La popolarità del servizio civile Un identità forte del servizio civile chiede la centralità dell’attenzione ai giovani e alla città. Le nuove frontiere del servizio civile chiedono da una parte l’apertura del servizio civile ai giovani immigrati regolarmente presenti nel nostro Paese, ma anche ai giovani che sono meno secolarizzati, ai giovani che hanno commesso un reato. La scelta popolare del servizio civile può essere favorita anche dall’affiancare a un servizio civile libero e rimborsato (433 euro), utile anche per incrociare le esigenze e le difficoltà di una fascia giovanile, anche un servizio civile libero e gratuito come nuova opportunità per tutti e costruita anche sulla responsabilità dei diversi soggetti della società civile (giovani,famiglie, associazioni, parrocchie?) dentro la città. La popolarità del servizio civile da una parte chiede una maggiore attenzione al tempo prima della servizio civile: perché i giovani siano informati, scelgano con consapevolezza e responsabilità, perché la comunità sia coinvolta nell’esperienza. La popolarità del servizio civile può aiutare ad allargare anche il fronte dei giovani – oggi secondo alcune statistiche già all’80% – che, al termine del servizio, consapevoli del valore della cittadinanza, proseguono a fare del volontariato un momento e un tempo della propria vita. 3. Il problema dell’accreditamento Se il progetto di servizio civile è importante in relazione allo svolgimento del servizio, la cura della formazione e l’accompagnamento, diventa urgente identificare e distinguere i soggetti del servizio civile: i soggetti che gestiscono i progetti, i partner educativi, i soggetti di promozione e di controllo. a) Si ritiene importante che per la gestione dei progetti di servizio civile sia valorizzata la società civile, in quei soggetti che sul piano identitario, statutario e operativo meglio servono la scelta educativa del servizio civile, come laboratorio nella città: associazioni di famiglie, associazioni, enti religiosi cooperative, ONG: società di persone e non di capitali; realtà senza scopo di lucro, radicate sul territorio e non agenzie di servizi. b) Si ritiene indispensabile nel servizio civile il coinvolgimento delle scuole. La scuola deve essere un partner necessario nel progetto di servizio civile, perché propone nel progetto formativo l’esperienza, ne valuta e valorizza le competenze. c) Lo Stato, le regioni, i comuni, ciascuno in riferimento alle proprie competenze attribuite dalla Costituzione in riferimento alle aree progettuali, nella logica della sussidiarietà, sono soggetti chiamati a promuovere, controllare e monitorare i progetti di servizio civile. 4. Le risorse Un servizio civile che investe nei giovani non può vedere programmata dalle istituzioni risorse residuale, che permettano solo a 1 giovane su 3 oggi che sceglie il servizio civile di poterlo attuare. Nella consapevolezza che il servizio civile dei giovani è un bene di tutti, occorre costituire un Fondo aperto indistinto che attraverso la fiscalità e la liberalità generale si alimenti, interessando le famiglie, le scuole e altri soggetti del territorio. Un’altra risorsa importante potrebbe essere la scelta della gratuità del servizio civile accanto alla sua libertà: permetterebbe a altri giovani, anche con l’interesse di enti e associazioni, di sperimentare un servizio sul territorio con un valore aggiunto, quello del dono, che ulteriormente arricchisce l’esperienza, come ieri, tra gli anni ’80 e il 2000, l’Avs (Anno di volontariato sociale) scelto da alcune migliaia di ragazze in Italia. Conclusione: un tagliando alla legge 64/2001 Alla luce dell’esperienza cresciuta in questi anni, dei cambiamenti costituzionali verificati, della nuova consapevolezza educativa del servizio civile come prioritaria, come ‘servizio puro e semplice’ (Paolo VI) per il bene comune, del necessario allargamento dei soggetti giovani beneficiari, delle risorse da mettere in campo, della sfida dello sviluppo, sembra urgente procedere a un tagliando della legge 64/2001 e dei decreti attuativi, in particolare in riferimento al sistema di accreditamento, nel confronto concreto tra enti e istituzioni. don Giancarlo Perego Caritas Italiana

Partecipa alla due giorni per i 30 anni di VITA

Cara lettrice, caro lettore: il 25 e 26 ottobre alla Fabbrica del Vapore di Milano, VITA festeggerà i suoi primi 30 anni con il titolo “E noi come vivremo?”. Un evento aperto a tutti, non per celebrare l’anniversario, ma per tracciare insieme a voi e ai tanti amici che parteciperanno nuovi futuri possibili.