Welfare

Immigrati: 6 mesi di permesso se denuncia il datore di lavoro

Lo annuncia una circolare del ministero dell'Interno inviata in questi giorni ai questori ed ai prefetti.

di Redazione

Una causa puo’ allungare i tempi di soggiorno degli immigrati in Italia. E regolarmente. Una circolare del ministero dell’Interno prevede infatti che se l’extracomunitario apre una vertenza contro il datore di lavoro che si rifiuta di regolarizzarlo, quest’ultimo ottiene un permesso per restare nel nostro Paese altri sei mesi. La circolare -riferisce ”Il Sole 24 ore”- proveniente dal dipartimento della Pubblica sicurezza, e’ stata inviata in questi giorni ai questori ed ai prefetti. Cosi’, se il lavoratore extracomunitario si rivolge alle vie legali o apre una vertenza per la sua mancata regolarizzazione, gli spetta un permesso di soggiorno di sei mesi: il rischio e’ pero’ quello che si commettano abusi, con l’avvio di cause al solo fine di ottenere il permesso temporaneo. L’ipotesi e’ analoga a quella che consente al lavoratore che ha perso il posto di lavoro di restare nel nostro Paese per altri sei mesi, per cercare un’altra occupazione. Nello stesso tempo, il decreto legge numero 195 del 2002 richiede che la prestazione di lavoro sia stata esercitata dal 10 giugno al 10 settembre del 2002 ed inoltre la richiesta di permesso va presentata entro l’11 novembre. La circolare ha lo scopo di tutelare il piu’ possibile l’extracomunitario, il quale ”si trova in una posizione di assoluta debolezza”, ha detto il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, al fine della sua regolarizzazione. Per Mantovano ”se il datore di lavoro non lo regolarizza e lo manda via, oltre al danno della perdita del posto di lavoro, sebbene irregolare, si aggiungerebbe anche la beffa dell’espulsione”. Per il sottosegretario ”la strumentalizzazione si evita in due momenti: non collegando il permesso di soggiorno temporaneo alla mera dichiarazione e al fatto che, se alla scadenza dei sei mesi gli uffici hanno accertato l’infondatezza dell’azione, non c’e’ solo -ha spiegato- il rigetto dell’azione, ma anche l’espulsione”. Quindi, per ottenere il permesso l’immigrato deve aver detto la verita’ all’inizio, altrimenti, se il presupposto risulta infondato, verra’ espulso. Se nei sei mesi non si chiude la vertenza, Mantovano ha concluso dicendo che ”in quel periodo di tempo il ministero dell’Interno, attraverso questure e forze di polizia, deve fare una verifica per accertare la dimensione numerica del fenomeno e la fondatezza delle questioni sollevate”.


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