Cultura

Il bio da discount rischia la crisi di identit

Nel 2006 +15%: lo sbarco nei supermarket a basso prezzo e il marchio statale tirano la volata a un settore che non conosce crisi, da Berlino, Filippo Proietti

di Redazione

«Presto apriremo il decimo supermercato biologico», annuncia Guido Grabowski, direttore di marketing della catena berlinese ?Bio Company?. Un fatto che in Germania si ripete una volta a settimana. Solo nel 2006 il mercato dei prodotti biologici ha aumentato del 15% il suo fatturato. Ma solo quando questi prodotti sono apparsi sugli scaffali dei discount e i prezzi sono crollati, l?era del biologico come produzione di nicchia è giunta alla fine. Ad accelerare il boom è stata l?introduzione del marchio di Stato, che garantisce l?applicazione dei criteri della Ue e favorisce l?importazione. «I discount ordinano tir di prodotti biologici e i prezzi diminuiscono. Noi ne ordiniamo di meno ma abbiamo anche più varietà», afferma Grabowski e mi mostra un tubetto di conserva: «Questo non ha il marchio statale ma è stato valutato con criteri molto più severi».

C?è infatti bio e bio. Quello dei discount è venduto ad una qualità biologica di base. Il marchio statale garantisce che non siano usati pesticidi chimici o Ogm, che gli animali siano allevati in modo corretto e che non abbiano assunto antibiotici. Ma non esclude l?impiego di numerosi additivi. Tuttavia il marchio ha avuto successo e la domanda è aumentata in un mercato già molto attivo. Con 3,9 miliardi di fatturato, pari al 27 % di quello europeo, la Germania è il più grande mercato Bio della UE. I suoi 800mila ettari di terra coltivata ecologicamente non sono però sufficienti a soddisfare il fabbisogno interno. Il risultato è un aumento delle importazioni. E il maggiore esportatore è proprio l?Italia, secondo paese europeo nella produzione biologica.

Ong come Foodwatch hanno criticato il grande impegno per favorire il biologico che rappresenta comunque solo il 4% del mercato totale, mentre le condizioni dell?industria alimentare sono rimaste le stesse. Ad esaminare invece i rischi derivanti dall?aumento della domanda è stato un gruppo di scienziati di Monaco. «Gli stessi meccanismi della produzione dei generi alimentari convenzionali si sta riflettendo sulla produzione biologica», afferma il sociologo e coordinatore del progetto, Karl-Werner Brand. «Se da un lato il marchio di Stato ha aumentato la diffusione del biologico, dall?altro ne ha intaccato la qualità. Gli effetti più diretti sono sugli agricoltori biologici spinti ad adeguarsi al mercato anche a costo di ridurre la varietà dei loro prodotti, mentre i piccoli commercianti sono minacciati dalla concorrenza di merci più convenienti. Per sopravvivere, il settore del biologico deve mantenere il carattere che da sempre lo ha distinto: essere un?alternativa al mercato convenzionale e non sottostare ai suoi meccanismi».

«Il boom del Bio è una moda, un trend. Tra noi e i discount non c?è concorrenza» afferma sicuro il signor Grabowski e continua: «La nostra clientela ama sapere esattamente cosa mangia, e per condurre una vita sana è disposta a spendere anche di più».

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