Cultura

Stati Uniti: trafficante di migranti a rischio pena di morte

Tyrone Williams, di origine jamaicana, è accusato di aver ucciso 19 immigrati clandestini morti per asfissia durante un soggiorno clanestino in un autotrasporto

di Joshua Massarenti

Un camionista di origine jamaicana è stato riconosciuto colpevole della morte di 19 immigrati clandestini dal tribunale federale di Houston (Texas) e rischia per questo la pena di morte. In attesa che la seconda fase del processo si concluda (entro mercoledì), sin da ora la vicenda sta suscitando non pochi commenti (e polemiche) su di un caso senza precedenti nella storia giuridica statunitense. Dopo un mese di dibattiti processuali e quattro giornate di deliberazioni, la giuria ha riconosciuto Tyrone Williams, 35 anni, colpevole dei 58 capi di accusa formulati nei suoi confronti, venti delle quali sono passibili della pena capitale prevista da una legge risalente al 1994 e da allora mai applicata a un trafficante di migranti. Il 13 maggio 2003, Tyrone Williams ha trasportato 85 clandestini nascosti sul fondo del suo autotrasporto dalla frontiera messicana alla città di Victoria, nel Texas. Privi di aerazione e soffocati da una temepratura alle stelle, diciannove migranti sono morti per asfissia. Tra le vittime, un ragazzino di cinque anni risultato disidratato. In apertura di processo, il procuratore Daniel Rodriguez aveva dipinto un uomo privo di qualsiasi umanità, cosciente dei pericoli a cui erano esposti i clandestini ma preoccupato soltanto a recuperare i 7500 dollari previsti per ogni “passaggero” trasportato. Al contrario, l’avvocato di Williams ha tentato di minimizzare le colpe del suo cliente chiamando in causa i responsabili del traffico di clandestini. Dal canto suo, il camionista, dopo aver riconosciuto le sue colpe, ha dichiarato che durante il viaggio era convinto che non vi fossero più di quindici persone sul suo mezzo e di cui non aveva mai sentito le richieste di soccorso.


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