Mondo

Informazione medica, quante bufale online

20mila siti dedicati alla salute ma troppi consigli sbagliati, per questo nasce Health on the Net, con l'obiettivo di controllare.

di Irene Amodei

Se le tecnologie della comunicazione rappresentino o meno una risorsa per i Paesi in via di sviluppo è oggetto di una riflessione ormai più che decennale. Anche i cyberscettici o i cyberprudenti, in genere più propensi a interpretare la diffusione delle nuove tecnologie nel Sud del mondo come un?operazione di mercato particolarmente astuta più che come una vera occasione di crescita, fanno fatica a metterne in dubbio l?efficacia in ambito medico. La rete ha incrementato le possibilità di accesso all?informazione sanitaria, all?educazione e alle cure; ha reso dati, studi clinici, ricerche, forum e articoli scientifici a portata di mouse; ha consentito la nascita della cosiddetta ?telemedicina? le cui potenzialità, in termini di formazione, aggiornamento, diagnosi, e assistenza a distanza sono universalmente riconosciute come un passpartout verso la salute globale. Un approccio efficace, efficiente e sostenibile, come non hanno mancato di sottolineare studiosi, professionisti, finanziatori e governi riunitisi lo scorso settembre a Ginevra in occasione del Forum towards global access to health (Verso un accesso globale alla salute) organizzato dall?ospedale cantonale della città in collaborazione con l?Oms – Organizzazione mondiale della sanità, l?Alto commissariato Onu per i rifugiati, il Fondo globale, Unaids, il Comitato internazionale della Croce rossa, l?Organizzazione internazionale per le migrazioni, l?Unicef, il Global forum for Health research e la Gavi – Global alliance for vaccines and immunization. Occhio al medico del Ciad… In uno scenario futuribile di scambi, interazioni, condivisione, gemellaggi virtuali e mega banche-dati finalmente affrancate dal monopolio di certe latitudini, il vero problema con cui le grandi fondazioni umanitarie e le organizzazioni internazionali sanno di dover fare i conti non è più l?accesso all?informazione, bensì la sua incontrollabile proliferazione. Per riassumere: se l?intero pianeta si sta adoperando per far sì che anche il medico di un villaggio in Ciad, grazie a una connessione satellitare, possa accedere alle stesse informazioni del primario del Fatebenefratelli, diventa letteralmente vitale che queste informazioni siano vere. Ovvero non ingannevoli, non influenzate commercialmente, ma verificate, vagliate, scientificamente approvate e autorizzate. In caso contrario lo strumento rischia di trasformarsi in trappola e il giovane medico del villaggio di cui sopra farà bene a lamentarsi del fatto che il giocattolo che gli hanno venduto non funziona come si era immaginato. D?altra parte, con oltre quattro miliardi di pagine e 20mila siti a disposizione, è piuttosto facile che qualcosa sfugga. Inevitabili derive della libertà d?espressione? Internet è la terza fonte di informazione più utilizzata, dopo i medici, i libri, i giornali e la tv e prima degli amici e dei familiari. Ma chiunque può mettere un?informazione sulla rete, e spesso quest?informazione è falsa o fraintesa e quindi, visto che si parla di malati e malattie, potenzialmente pericolosa. .. e alla cartilagine di squalo «La cartilagine di squalo come cura del cancro è un esempio classico del genere di cose che circola attualmente sul web» ha spiegato, a Ginevra, Celia Boyer della organizzazione non governativa Hon – Health on the Net, la cui missione è proprio quella di certificare l?attendibilità e credibilità dei contenuti di siti internet dedicati al settore medico. E questo è il punto. Quale e-government controlla l?ehealth? La Hon è senz?altro una. Dal 1998 elabora linee guida e codici etici di autoregolamentazione per la certificazione di qualità dell?informazione medico-scientifica online e monitora i contenuti dei siti, fornendo indicazioni su come redigerli e aggiornarli. La ong ha già attivato numerose collaborazioni, tra le quali spicca quella con Google, che permette di affinare la ricerca ordinando le referenze sulla base del marchio di qualità Hon e una con l?Oms e l?università di Bamako, in Mali, che ha come obiettivo lo studio delle variabili socio-culturali che condizionano la fiducia nell?informazione virtuale. Altre ?fonti autorevoli? sono, per fare solo alcuni tra i nomi più noti, l?Internet Healthcare Coalition, the Journal of Medical Internet e l?Health Summit Working Group. Tra i tentativi di «disciplinare l?indisciplinabile colmando il fossato tra ricerca e pratica, tra lo scibile e il fattibile» Yvonne Grandbois, funzionario dell?Oms, ha nella stessa occasione presentato la Global Health Library, una piattaforma virtuale che, in vista degli Obiettivi del millennio, si propone di assemblare, selezionare e collezionare il più possibile di informazione relativa alla salute.


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