Economia

Diritto societario: Confcooperative in commissione

La centrale presieduta da Luigi Marino ha trasmesso alla Comissioni giustizia e finanze della Camera le proprie osservazioni sulla legge delega. «Ci aspettano scelte difficili»

di Giampaolo Cerri

Confcooperative ha presentato oggi alle commissioni giustizia e finanze della Camera il proprio parere sulle norme delegate sul diritto societario emanate dalla commissione Vietti. Il presidente Luigi Marino ha ricordato «che a suo tempo Confcooperative ha condiviso la scelta della mutualita’ prevalente, che si colloca nel solco della migliore tradizione europea». Marino ha altresi’ rammentato «il confronto avvenuto con maggioranza e governo sul testo iniziale dell’articolo 5 del diritto societario. Un confronto difficile ma fruttuoso, in cui Confcooperative ha incontrato interlocutori attenti e disponibili». Secondo Marino, «le norme delegate varate dalla commissione Vietti sono coerenti all’articolo 5 della legge delega. Questa coerenza comporta un grosso vincolo in piu’ per le cooperative, quello della prevalenza. Le cooperative italiane dovranno ora compiere scelte difficili e complesse nella fase di avvio della riforma e dovranno attenersi a una disciplina piu’ rigida nel corso della vita della cooperativa». L’impianto complessivo disegnato dalla commissione Vietti – che piu’ volte ha ascoltato le rappresentanze del movimento cooperativo – «e’ condivisibile. Il testo risultante, in linea con l’articolo 5, non e’ certo morbido». Confcooperative avverte che «ci sono pero’ nelle singole norme aspetti da migliorare di non secondaria importanza. Innanzitutto occorre una piu’ corretta formulazione dei criteri che definiscono la prevalenza. Un’attenzione particolarissima deve essere data alla cooperazione agricola, poiche’ una sua gran fetta rischia di essere tagliata fuori dalla mutualita’ prevalente, anche quando il prodotto conferito dai soci e’ superiore a quello acquistato sul mercato». Secondo, «occorre un allungamento della fase transitoria sino al 2004, per poter dare tempo alle cooperative di compiere scelte statutarie ben piu’ rilevanti di quelle che spettano alle societa’ di capitale». In terzo luogo, «deve essere mantenuto un alto deterrente alla trasformazione della societa’ cooperativa in societa’ lucrativa. La devoluzione a pubblica utilita’ in caso di trasformazione delle cooperative deve riguardare il patrimonio effettivo e non solo parte di esso». Ancora, «occorre una migliore definizione del voto plurimo nelle cooperative partecipate da altre cooperative. La scelta degli amministratori deve avvenire solo nell’ambito della compagine sociale, per rispettare la peculiarita’ della forma cooperativa che e’ impresa di persone e non di capitale». Le commissioni, a cui e’ richiesto un parere consultivo, han manifestato attenzione alle proposte del movimento cooperativo e in particolare il presidente La Malfa ha confermato l’attenzione verso il fenomeno della cooperazione italiana.


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