Welfare

Rivoluzione Cameron

Welfare/ Dare più credito al sociale. C’è da credergli? Il direttore di Third Sector legge la svolta di Londra, di Stephen Cook

di Redazione

David Cameron, il nuovo leader del partito conservatore, continua a sconcertare e stuzzicare gli inglesi, in un?alternanza di fascino e delusione. L?ex pr ha ereditato il mantello di Churchill e della Thatcher un anno fa, e non ci è voluto molto perché cambiasse colore: da un blu deciso a un verde annacquato. Ci devono essere stati dei giochi politici dietro questo cambio d?abito, dal momento che i conservatori a volte sembrano più a sinistra dei labouristi. Là nelle contee, ai colonnelli in pensione devono essere andati di traverso i loro toast con la marmellata quando hanno letto sul Daily Telegraph della compassione di Cameron per i giovani delinquenti. Ma a dispetto di tutte queste sciocchezze, Cameron mantiene ancora un istinto conservatore, almeno nel suo approccio alla povertà. Contro i laburisti Questo è stato chiarissimo quando Cameron ha posto al primo punto il fallimento delle misure di contrasto alla povertà messe in campo dai laburisti negli ultimi dieci anni, basate principalmente su un sistema di crediti fiscali: misure che hanno lasciato sotto la soglia della povertà più persone di quante ve ne avevano trovate. E il secondo punto è stato che la povertà non può essere sconfitta solo con i soldi. Questo è sempre stato un argomento forte della filosofia dei conservatori, accompagnata negli anni della Thatcher da un atteggiamento punitivo verso i poveri, incolpati dei loro stessi guai. Così, in un certo senso, l?altro giorno Cameron stava usando un argomento logoro per tagliare i benefit per i poveri e le tasse per i ricchi. Ma Cameron ha aggiunto un nuovo elemento, che fa sembrare la sua tesi meno cruda e anzi, forse addirittura promettente. Questo elemento è l’impresa sociale e il volontariato. Nel suo discorso, Cameron ha affermato che la povertà deve essere trattata «attraverso il potere della società civile, non solo dello Stato». Sostiene di voler trattare i poveri in modo diverso, come «agenti della loro fuga dalla povertà ». Se la burocrazia fosse abolita e l?assunzione di rischio incoraggiata, ha continuato, dall?impresa sociale e dal volontariato potrebbero nascere le condizioni per rivitalizzare le fasce povere della comunità e farle fiorire. Per questo ha suggerito di creare delle «zone di social entreprise», che catalizzino l?intero processo. Quasi per magia La visione di Cameron è basata in parte sul lavoro del Gruppo per le politiche di giustizia sociale del suo partito, guidato da Iain Duncan Smith. Duncan Smith è stato un euroscettico di destra, ma dopo la sua deposizione ha iniziato a indagare la povertà e il collasso sociale, guardandolo in parte attraverso le lenti della sua fede cattolica. Fa coincidere «grande carità» con «grande government» e crede le piccole charity locali siano le realtà che garantiscono la massima efficacia. Il suo rapporto arriverà tra breve e sembra che Cameron stia prendendo spunto da quello. È una sorta di tour magico, e nessuno può predire dove ci porterà. «Per anni noi conservatori abbiamo sostenuto che lo Stato doveva ritrarsi», dice Cameron, «oggi il nostro scopo è quello di arrivare fino alle frontiere della società». Tutto questo ha il suo fascino. Ma – nella nostra società complessa e atomizzata – Cameron non si aspetta un po? troppo dall?azione dei volontari?


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