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Ferrero apre, amato richiude

Immigrazione: Viminale e Solidarietà sociale divisi sulla riforma della Bossi-Fini Due visioni contrapposte sugli stranieri

di Ettore Colombo

Il ministro alla Solidarietà sociale Paolo Ferrero sarà anche un ministro ?cacciavit? ma di certo è un «gran rompiscatole», come lo descriveva qualche giorno fa la penna di Mattia Feltri su la Stampa. Dietro lo scontro apparente, quello sul Tfr, che ha visto l?esponente del Prc votare contro in Consiglio dei ministri, lo scontro vero che Ferrero sostiene, ormai da mesi, all?interno del governo riguarda la partita immigrazione e lo vede contrapposto a un vero ?potere forte?, quello del titolare del Viminale, Giuliano Amato. Già un mese fa, Amato aveva stoppato Ferrero sul permesso di soggiorno premio che il titolare della Solidarietà sociale voleva far avere agli immigrati regolari che denunciano i loro sfruttatori. «Sarebbe un gigantesco favore alla criminalità che gestisce i clandestini e diventerebbe una sanatoria automatica», spiegava secco Amato e chiedeva come prima cosa di individuare precise tipologie di reato commesse dai ?caporali?, e non solo il generico lavoro nero. Stoppato quel provvedimento, è in dirittura d?arrivo in seno al Cdm un ddl che dovrebbe modificare la Bossi-Fini in merito alla questione ?scafisti?: prevede pene più dure e carcere obbligatorio. «Arriveremo a una definizione comune delle proposte», smussano i toni gli sherpa di entrambi i ministeri, ma l?oggetto del contendere resta. Riguarda se e come cambiare la legge sull?immigrazione: passettino per passettino, senza stravolgimenti, per Amato. In modo secco e inequivocabile per Ferrero. Che pochi giorni fa, con un?intervista al Sole 24 ore, da un lato ha ?aperto? al permesso di soggiorno per ricerca di lavoro e dall?altro ha chiesto che venga accompagnato «da una dote, se pur minima, intorno ai 2mila euro», una sorta di garanzia di mantenimento personale dell?immigrato. Del resto, a fronte delle oltre 480mila domande presentate la scorsa primavera, l?inadeguatezza della Bossi-Fini risulta evidente. Ecco perché Ferrero ha firmato con i patronati datoriali e sindacali un accordo «per smaltire parte del back office (cioè dell?intasamento delle pratiche di richiesta o di rinnovo del permesso di soggiorno) che sta intasando gli sportelli unici». Ed ecco perché l?idea di Ferrero è ora diventata quella di aprire la frontiera a cittadini extracomunitari in cerca di occupazione. Per ora, Amato non replica, ma già dall?Udeur arriva il primo stop: «Sarebbe una sorta di liberalizzazione della normativa sugli ingressi», dice il capogruppo alla Camera, Mauro Fabris. Assieme al provvedimento dello ?sponsor individuale? il governo punta sul «reclutamento nei Paesi d?origine attraverso le liste dei consolati e corsi di formazione delle imprese, dei patronati e dei sindacati con rappresentanti all?estero», spiega sempre Ferrero. Le associazioni degli immigrati vogliono ancora di più e l?opposizione tuona contro le «frontiere aperte». E così il braccio di ferro continua: Amato sarebbe per un nuovo decreto flussi, Ferrero per «una nuova legge, saltando la vergogna delle file». La partita sulla Bossi-Fini è aperta.


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