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La finanziaria inceppa il secondo ciclo

Scuola: un emendamento salva formazione. Anche la Cisl scende il campo per difendere il 'secondo canale' dell'istruzione

di Carmen Morrone

Non si sa come sarà la riforma del secondo ciclo della scuola, la riforma Fioroni, dal nome del ministro a capo del dicastero che è tornato a essere della ?Pubblica istruzione?. Per il momento sono cambiate le parole: strutture formative anziché agenzie formative, obbligo scolastico e non più diritto-dovere all?istruzione. I due nodi Dietro alla nuova terminologia c?è un ribaltamento di prospettiva. A 360 gradi. Cisl scuola Lombardia ha riunito i suoi Stati generali a Milano, per fare il punto della situazione e soprattutto per consegnare le sue proposte nelle mani di due uomini del ministero: Mario Giacomo Dutto, sino a ieri direttore dell?Ufficio scolastico della Lombardia e ora chiamato a Roma come direttore generale agli ordinamenti e ad interim per gli studenti e Paolo Ferratini, ex assessore all?Istruzione del Comune di Bologna e ora consulente del ministro. Cosa non piace della riforma? La riunione milanese ha messo a fuoco i nodi principali: «L?articolo 68 della Finanziaria parla di istruzione obbligatoria e di prolungamento dell?obbligo scolastico ad almeno 10 anni », ha esordito Silvio Colombini, segretario regionale Cisl scuola Lombardia. Elemento che cambia le carte in tavola, dal momento che la scuola italiana fino ad ora si è fondata sulla scuola obbligatoria sino ai 14 anni. Nel 2003, nell?ambito di quello che la riforma Moratti chiamava il ?diritto- dovere? all?istruzione, erano stati creati percorsi di formazione professionale, a cui iscriversi dopo la terza media, della durata di tre anni. Con l?innalzamento dell?obbligo formativo fino ai 16 anni, che fine faranno? Una domanda di non poco conto, considerando che appena dopo le vacanze natalizie gli studenti (leggi i genitori) dovranno fare la preiscrizione al grado successivo di studi. Emblematico il caso della Lombardia, dove «l?anno scorso il 40% degli studenti ha scelto la formazione professionale. Nell?anno scolastico 2004- 2005 sono stati 21mila gli allievi che hanno frequentato un corso di formazione professionale. In particolare 14.700 presso i centri di formazione e i restanti 6.300 negli istituti scolastici. Dati triplicati rispetto al 2003-2004», ricorda Marco Bianchi, segretario regionale Cisl scuola Lombardia. Mentre i dirigenti della Cisl e i rappresentati di Portofranco (un doposcuola gratuito con più di 700 ragazzi iscritti) snocciolavano cifre per raccontare la positiva esperienza triennale di formazione professionale, gli uomini del ministero prendevano appunti. «Vogliamo riformare il sistema scolastico con correttivi passo dopo passo, sarà un processo lungo che deve essere condiviso », spiega Paolo Ferratini, che vuole tranquillizzare genitori e insegnanti sottolineando che a gennaio per le preiscrizioni varranno le regole in vigore. «È in gioco il concetto di unitarietà», prosegue. «Occorre arrivare all?individuazione delle competenze di soglia per determinare in maniera chiara conoscenze e competenze degli alunni di 16 anni indipendentemente dal percorso formativo svolto. In questo contesto, le esperienze territoriali di formazione professionale vanno salvaguardate». Così parlò Dutto Più netta la posizione a favore della formazione professionale da parte di Mario Giacomo Dutto, che da capo dell?Ufficio scolastico della Lombardia ha assistito alla crescita degli alunni della formazione professionale. «Ogni anno il sistema scolastico perde il 2% degli iscritti», sottolinea. «Le scuole di formazione professionale hanno contribuito ad arginare il fenomeno della dispersione scolastica. Essendo mirate all?insegnamento di un mestiere sono divenute importanti occasioni formative per chi non si sente pronto per il liceo e per l?ingresso senza qualifica nel mondo del lavoro». Cisl su Finanziaria e riforma: www.cislscuolalombardia.it


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