Sostenibilità

Spreconi e disinformati, gli italiani e l’interrutore

Valvole termostatiche? Case passive? Finanziamenti tramite terzi? Arabo, per la maggior parte degli italiani. Quel che manca, dunque, è l’informazione, di Lucio Biancatelli

di Redazione

Ne sappiamo abbastanza di pannelli fotovoltaici e lampadine ad alta efficienza, ma quasi niente di casa passiva (ben il 74% non ne ha mai sentito parlare), e non più della metà conosce l?utilizzo delle valvole termostatiche. Si sa poco o nulla sulle possibilità di incentivi al risparmio energetico, sembra piuttosto bassa la percezione dell?impatto dei nostri comportamenti quotidiani, ma la colpa è anche di Comuni, Province e scuole che non fanno abbastanza per informare i cittadini. In compenso, gli elettrodomestici efficienti sembrano essere diffusi (solo il 20% del campione non ne ha acquistati negli ultimi tre anni) e il fattore consumo sembra essere uno di quelli che più incidono nella scelta di lavatrici e lavastoviglie (per il 75%). Fortemente confusa anche la conoscenza di chi sia il principale decisore delle politiche energetiche in Italia (la maggioranza degli intervistati ritiene che sia Enel!). È un quadro poco confortante quello disegnato dalla prima ricerca online di carattere sociologico e comportamentale sull?efficienza energetica e gli stili abitativi degli italiani, ideata da WWF e RAS e realizzata da Makno&Consulting. L?indagine, condotta da settembre a novembre 2006, si è basata su un rilevamento web con oltre 2mila interviste su un campione non rappresentativo di navigatori. L?indagine (dei cui risultati si è discusso in una tavola rotonda tenutasi a Roma il 23 novembre) aveva come obiettivo la verifica delle pratiche di consumo energetico domestiche, degli atteggiamenti e delle dichiarazioni di comportamento rispetto a temi quali risparmio ed efficienza energetica e il grado di percezione dell?impegno delle autorità locali sul tema dell?efficienza energetica. Cattive abitudini «Per aiutare gli italiani a rendere più efficienti le loro abitazioni», spiega Michele Candotti, segretario generale del WWF Italia, «abbiamo ritenuto essenziale partire da una fotografia del Paese, capire quali sono le carenze, quali le aree italiane più inefficienti, il grado di informazione sul tema regione per regione. Ebbene, esiste una diffusa e omogenea impreparazione sui temi dell?efficienza, nessuna regione spicca e più della metà del Paese si condensa nello spicchio dei ?non so?». Nella ricerca Makno risulta che il 70% del campione mette in pratica almeno un comportamento domestico di maggiore impatto sul clima: il 46,9% tiene regolarmente in stand-by le apparecchiature elettroniche, il 15,9% regola la temperatura del frigorifero al di sotto dei 6° mentre solo l?8,1% del campione utilizza abitualmente lavastoviglie e/o lavatrice non a pieno carico. In compenso, quasi l?80% degli intervistati ha acquistato una lampadina ad alta efficienza nell?ultimo anno. Se quasi la metà del campione conosce l?esistenza di incentivi legati all?efficienza energetica domestica, solo il 9,4% conosce le Energy Service Company e il sistema del Finanziamento tramite terzi. «La percezione della dimensione con cui alcuni comportamenti impattano sul consumo energetico domestico è sostanzialmente debole», sottolineano i curatori della ricerca. «Mediamente solo un quarto del campione è in grado di stabilire con precisione l?impatto». E anche quando una percezione, seppure non precisa, esiste, questo non basta a spingere il grosso del campione a mutare le proprie abitudini. Il ruolo dell?informazione Insomma, si sa ancora troppo poco in questo campo, ma le responsabilità di una scarsa coscienza sono soprattutto della mancanza di campagne informative. Per oltre la metà degli intervistati nessuno ha contribuito ad informare sul tema. Comune, Provincia e scuola hanno agito rispettivamente per l?11,5, il 9 e il 6,5% del campione. Enti locali sotto accusa anche per ciò che riguarda gli sprechi energetici, che si materializzano (nella percezione dei cittadini) nel campo della climatizzazione degli edifici pubblici (per il 43% del campione) e nell?illuminazione pubblica (36%).


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