Non profit

Sostegno a distanza, choc trasparenza

Dopo l’arresto dei vertici della onlus genovese, accusati di distrazione di parte dei fondi destinati ai sostegni, alcuni enti che si occupano di Sad reclamano l’intervento dello Stato

di Benedetta Verrini

Il 13 novembre erano a un tavolo di relatori, intorno a cui sedeva anche il ministro della Famiglia Rosy Bindi, in un convegno su sostegno a distanza, informazione e solidarietà. Due giorni più tardi erano al Marassi di Genova in manette. È una vicenda che ha scioccato tutto il mondo della cooperazione quella di Corrado Oppedisano, Simone Castellini e Marco Curzi. Praticamente tutto il vertice (presidente, dirigente generale e tesoriere) della onlus Ccs -Centro cooperazione e sviluppo, è stato messo agli arresti con l?accusa di associazione a delinquere «finalizzata all?appropriazione indebita di fondi destinati alla beneficenza per scopi umanitari».

Fulcro dell?indagine un conto svizzero personale di 200mila euro (intestato a Curzi), presso cui sarebbero confluiti fondi destinati alla cooperazione in Mozambico e in altri Paesi. Le indagini sono iniziate circa sei mesi fa e sono state condotte attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, accertamenti bancari, testimonianze. Al momento in cui scriviamo (martedì 21) sono ancora in corso gli interrogatori degli indagati.

Uno schiaffo per il Sad

Un colpo terribile per la onlus genovese, che aveva chiuso l?ultimo bilancio da 3 milioni 700mila euro e che in vent?anni di lavoro ha assicurato sostegno a 23mila minori tra Asia e Africa. Ora il Ccs dovrà proseguire le proprie attività facendo fronte a un alto tasso di forfait dei sostenitori. Ricordando che l?indagine riguarda solo tre persone, lo staff ora annuncia di essersi costituito parte offesa nel procedimento e si appresta a convocare un?assemblea straordinaria dei soci per ricostituire la dirigenza.

Ma la vicenda rappresenta uno schiaffo anche per il mondo della cooperazione che, in attesa degli sviluppi dell?indagine, s?interroga su come rinnovare il patto di fiducia con i sostenitori e creare meccanismi per cui questi episodi non si possano ripetere. Il Forum Sad (di cui Oppedisano era uno dei portavoce), ha espresso «totale fiducia nell?operato dei magistrati» e ribadito che «le attuali e dolorose vicende non debbono incidere sulla fiducia che milioni di italiani hanno dimostrato di riporre nel sostegno a distanza».

Ma alcune realtà del sostegno a distanza ritengono che sia necessario dare un segnale più energico: «Purtroppo dobbiamo arrivare a episodi come questi, che scoraggiano i donatori e si ripercuotono negativamente su tutto il mondo della cooperazione, per tornare sull?argomento e chiedere l?intervento dello Stato», commenta Marco Griffini, presidente di AiBi, che lancia una proposta: «Ci rivolgiamo a tutte le onlus che non hanno timori nei confronti della regolamentazione, a sostenere la creazione di un albo e ad accettare la vigilanza dello Stato attraverso un?Authority». Alla proposta di AiBi hanno già aderito Ciai e Vis, e ora si profila la costituzione di un Comitato per la promozione dell?Authority del Sad.

Il dibattito sull?Authority

La presidente dell?Istituto italiano della donazione, Maria Guidotti, ha ricordato che ora in Italia in tema di raccolta fondi c?è un ?vuoto legislativo?, sul quale solo la Carta della donazione, quale codice etico di autoregolamentazione, può rappresentare una risposta concreta e affidabile. Ma di fronte a una vicenda sconfinata nel penale, sottolineano molte altre associazioni, nessun albo e nemmeno l?Istituto della donazione avrebbero potuto fare qualcosa. «È certo necessario aprire una riflessione sulla trasparenza nel Sad», commenta Goffredo Modena, presidente della fondazione Aiutare i bambini, «ma soprattutto dobbiamo lavorare insieme perché l?etica esca finalmente dai dibattiti e dalle dichiarazioni d?impegno. E cominci a pervadere ogni nostro gesto, la prassi del nostro lavoro».

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