Formazione

L’altra Milano mette fuori la testa

Tre domande a/ Don Colmegna in occasione del secondo compleanno della Casa della Carit

di Redazione

Secondo compleanno per la Casa della Carità. Il cardinale Tettamanzi entra in sala tenuto per mano da Gaia, una bambina ospite della Casa, che non lo molla un secondo. Teresa Pomodoro declama il suo monologo sul non luogo divenuto luogo. Gad Lerner chiacchiera con don Gino Rigoldi. E don Colmegna si guarda attorno, per una volta un po? ingessato, finché la Banda del Villaggio attacca a suonare musiche tzigane. Vita: Qual è il bilancio di questi due anni? Virginio Colmegna: Siamo cresciuti. La Casa è diventata una casa abitata e frequentata: di giorno, di sera, di notte. Abbiamo già bisogno di un ampliamento. Se vuole qualche numero, nell?ultimo anno sono state accolte qui 517 persone di 63 nazionalità diverse. Ma la Casa della Carità ormai non è più solo in via Brambilla: la nostra équipe è presente anche nei confini-favelas di Milano, con i Rom e non solo, nell?area di via San Dionigi, in via Ripamonti, tra gli accampati sgomberati da Sesto, ora a Cinisello. Vita: Quanto costa tutto questo? Colmegna: Il costo complessivo si aggira sui 2,7 milioni di euro. 700mila euro vengono dal finanziamento di progetti mirati, i 2 milioni che servono per l?ospitalità e le sue connessioni vanno recuperati da sostegni che spero escano dall?eccezionalità. Stiamo avviando un gruppo di lavoro che cercherà di monitorare quanto si produce in termini di relazioni umane e coesione sociale. È importante far avvertire alle istituzioni che vi è un risultato di risparmio sociale, che è il valore aggiunto di questa impresa. Vita: Il cardinale Tettamanzi l?ha definita una storia lunga e affascinante… Colmegna: Sì, e ha ragione quando sottolinea che il fascino sta tutto nelle persone che abbiamo


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