Non profit
Il 5 per mille si scontra col tetto
La norma per volontariato e onlus, recuperata con il maxiemendamento, è ora alla Commissione bilancio del Senato. Come spiega Luigi Bobba
Il maximendamento con il quale il governo Prodi ha blindato la legge Finanziaria alla Camera dei Deputati, il 18 novembre, è approdato al Senato lil 21 novembre, cioè martedì scorso, dove i senatori unionisti si giocheranno la partita sul filo dei numeri come accade da sei mesi, e cioè dal giorno dell?insediamento del governo. Ma se i numeri sono quelli che sono (158 a 156 per l?Unione, ma comprendendo De Gregorio e Pallaro e al netto dei senatori a vita, che sono sette, di cui cinque dovrebbero votare la manovra e due no: Pininfarina e Andreotti), anche i tempi sono quelli che sono.
Esaurito, giovedì 23 novembre, l?esame e le votazioni sul decreto fiscale Visco- Bersani collegato alla Finanziaria e sul quale il governo ha messo la fiducia, la legge Finanziaria, espletato l?esame preliminare della commissione Bilancio (presieduta dal senatore diessino Enrico Morando) passerà al vaglio delle altre commissioni competenti e, infine, approderà in aula.
Entro il 29 novembre, e con un paio di settimane a disposizione per il dibattito, che dovrà concludersi entro il 21 dicembre per permettere che il provvedimento torni alla Camera e che questa l?approvi per la sua terza, e definitiva, lettura. Ma questa volta senza ulteriori modifiche, altrimenti scatterebbe, complici le vacanze natalizie, quell?esercizio provvisorio del bilancio statale che il governo vuole evitare come la peste.
All?interno della legge Finanziaria emendata col ?maxi? dalla Camera dei deputati c?è anche il tanto invocato e conteso 5 per mille dell?imposta destinato a onlus, ricerca e servizi sociali dei Comuni. Espunto inizialmente dal governo «per una dimenticanza», come aveva spiegato il ministro alla Solidarietà sociale Paolo Ferrero, il testo – grazie al pressing mediatico e parlamentare – è rispuntato fuori all?interno del maxiemendamento, grazie al lavoro congiunto di un gruppo di deputati – in testa a tutti quelli dell?Intergruppo per la Sussidiarietà – al relatore alla Camera per la maggioranza Michele Ventura e al (blando) supporto dello stesso governo.
Senza contare, s?intende, la lettera dei 51 senatori dell?Unione (nessuno di Rifondazione, però) che, mentre ancora la Finanziaria si trovava a Montecitorio, hanno pubblicato un appello per chiedere al governo di reinserire ?subito? il 5 per mille. Per una volta, detto e fatto.
I problemi cominciano qui, però. Il tetto previsto è di appena 250 milioni di euro a fronte di una previsione di spesa di 460 milioni, a causa dei noti problemi di copertura dietro ai quali il viceministro Visco ha nascosto la sua contrarietà a un provvedimento inventato dall?ex ministro alle Finanze Giulio Tremonti, nell?ultima Finanziaria del centrodestra.
Il 5 per mille è sotto l?esame della commissione Bilancio mentre il relatore di maggioranza al Senato sarà il diellino Gianfranco Morgando e l?ufficiale di collegamento del governo non sarà l??inesperto? (a detta degli stessi esponenti di maggioranza) Nicola Sartor, tecnico di area prodiana, ma un altro diellino, il sottosegretario all?Economia, Paola Giaretta.
Ed è proprio sulla lobby diellina che punta un alfiere del 5 per mille, il senatore Luigi Bobba, ex presidente delle Acli ed esponente di punta dei ?teo-dem? rutelliani dentro la Margherita assieme alla senatrice Paola Binetti e all?onorevole Enzo Carra. E che in merito alle possibili modifiche spiega a Vita: «Ci sono almeno tre cose che non vanno nel testo licenziato dalla Camera: il riferimento al volontariato è troppo generico, vago, in quanto non si fa alcun riferimento alla legge di settore, la legge 266, come invece si fa per le associazioni di promozione sociale. Il che vuol dire che la platea va circoscritta e qualificata mettendo più attenzione alla lettera della norma, e non allargata. Inoltre, i Comuni vanno espunti dall?elenco delle associazioni beneficiarie in quanto non c?entrano nulla con il principio di sussidiarietà fiscale. Infine, al comma 754, quando si rimanda la definizione a ?un decreto di natura non regolamentare del Presidente del Consiglio dei Ministri? vengono citati, tra i molti soggetti da consultare, tutti i ministeri competenti, e anche qualcuno in più, ma non l?Agenzia per le onlus, che invece va inserita».
E il tetto dei 250 milioni, senatore, non alzerete la voce? «Quello», risponde Bobba, «temo che resterà com?è, il governo ha seri problemi di copertura».
Già, il non profit dovrà una volta di più accontentarsi? Non ci resta che continuare ad alzare la voce e farla sentire anche in aula del Senato.
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