Cultura

L’impresa sociale “abita” al sud

Se ne è parlato a un convegno Isfol svoltosi a Cosenza nell'ambito di Civitas Med

di Redazione

L’impresa sociale, nelle regioni meridionali, sta attraversando una fase di crescita positiva, grazie anche ai Fondi strutturali europei. Di questo si è parlato oggi, a Cosenza, nel corso della tavola rotonda sulle ?Prospettive e strumenti di sviluppo dell’imprenditoria sociale nel Mezzogiorno?, organizzata dall’Isfol in occasione della III edizione di ‘Civitas Med’, la mostra-convegno della solidarieta’ e dell’economia civile del Mediterraneo. Il rafforzamento della capacità di produrre servizi del Terzo settore, è emerso dal convegno Isfol, ha favorito la nascita di rapporti nuovi con il mercato, legati a una maggiore capacità imprenditoriale, e quindi avviando processi di sviluppo economico. In particolare, in conseguenza di un rafforzamento della dimensione produttiva dell’associazione e della finalizzazione sociale della cooperativa, si sono andate sempre piu’ sviluppando forme di impresa sociale, intendendo con esse quei soggetti del Terzo settore che hanno una connotazione produttiva e sviluppano comportamenti imprenditoriali. Le imprese sociali attive in Italia sono 165.335. Di queste, il 25%, pari a 41.330, si trova nelle regioni del Sud. E’ questa la platea di soggetti no profit interessati alla nuova disciplina entrata in vigore, con il decreto legislativo numero 155 del 2006 che ha dato attuazione alla riforma del settore. La regione meridionale in cui e’ concentrato il maggior numero di imprese sociali e’ la Sicilia, mentre quella con il dato piu’ basso e’ la Basilicata. Sicilia, Puglia e Campania, insieme, ospitano oltre il 73% delle imprese sociali meridionali. E le imprese pugliesi e siciliane generano da sole il 57% delle entrate, che al Sud sono prevalentemente di fonte pubblica, contrariamente al resto d’Italia dove prevalgono i finanziamenti privati, e il 57,3% delle uscite totali per il Mezzogiorno. Il 91% delle imprese meridionali adotta la forma giuridica dell’associazione, che tuttavia risulta in calo e, di queste, il 58,7% non e’ riconosciuto. In crescita, invece, le cooperative sociali, che rappresentano il 3%, mentre fondazioni e comitati coprono solo l’1% ciascuno. Le associazioni non riconosciute sono più frequenti in Sicilia, mentre in Molise, Calabria e Basilicata e’ maggiore la presenza di quelle riconosciute. Le fondazioni, invece, hanno un peso piu’ rilevante in Calabria e minore in Sardegna, mentre i comitati sono comparativamente meno diffusi in Basilicata e piu’ in Molise. Una regione, quest’ultima, dove invece registrano un ‘picco’ i comitati (8,8%).

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